Non è un caso che la band abbia scelto questo live club. “Il Locomotiv è nato con la volontà di offrire al pubblico e agli artisti un impianto e un'acustica eccellente e una dimensione ottimale – né troppo grande né troppo piccola – per gustare al meglio un concerto"
Non è un caso che i Marlene abbiamo scelto questo live club appena fuori le mura del centro cittadino. Qui hanno già suonato in passato e, come altre band, ne sono uscite appagate. “Il Locomotiv è nato con la volontà di offrire al pubblico e agli artisti un impianto e un’acustica eccellente e una dimensione ottimale – né troppo grande né troppo piccola – per gustare al meglio un concerto” sottolinea Giovanni “Uda” Gandolfi socio e direttore artistico del locale. Per i Marlene era stata programmata una sola data, ma i biglietti per il 12 novembre sono andati velocemente sold out; ecco così il bis del 13. Il Locomotiv si fa ricordare da ogni appassionato di musica alternative (arrivano a Bologna anche da lontano) oltre che per l’acustica e il raffinato cartellone anche per l’estetica del suo palco: sembra di stare a teatro, c’è anche il sipario rosso.
È da dietro quel sipario che fanno il loro ingresso Cristiano Godano, Riccardo Tesio insieme alla sua Gibson diavoletto, Luca Bergia che va a posizionarsi dietro i tom, e il bassista Luca Saporiti (unico elemento non presente nel 1994). La sala è praticamente gremita, e tra le retrovie si scorgono anche bambini in braccio ai genitori. È l’incedere della chitarra estatica di Mala Mela a rompere il ghiaccio e a introdurre alla schizofrenia di 1° 2° 3°. Seguono Fuoco Su Di Te con il suo testo annientatore (“Sarebbe bello vedere i tuoi contorni svanire sul rogo delle mie brame”) e Giù Giù Giù. È poi la volta di Gioia (Che Mi Do) i cui versi contengono molte delle tematiche presenti in Catartica – album che è un compendio nutrito e dettagliato del malessere giovanile targato Novanta. Masturbazione e solipsismo, morbosità, confusione e senso di colpa, prostrazione e frustrazione; temi trasversali a tutto l’album che vengono bene riassunti da questa composizione: “Donna come ti vorrei vicino […] e il tuo sospiro addosso al mio / Chiedo scusa per il disordine, vorrei poter sorridere / Resto solo io con la gioia che mi do / Piegato vado e sono senza fiato”. Si continua con l’insoddisfatta e disillusa Canzone di Domani (“Scopo coi giorni a venire ma non vengo mai”) e con tre brani tratti da Pansonica – EP uscito a Settembre che raccoglie inediti scritti tra Catartica e il secondo album della band. La nostalgia per l’irrimediabilmente perduto raggiunge l’apice con il reiterato “Do you remember?” di Trasudamerica, anticipata da Canzone Di Domani. Con Sig. Niente, Capello Lungo, Merry X-Mas ed M.K. i Marlene escono di scena. Rientrano acclamati per eseguire – dopo altri tre brani di Pansonica – Festa Mesta, Sonica e Nuotando nell’Aria.
A quest’ultima canzone i Marlene devono molto, come devono molto alla pellicola Jack Frusciante È Uscito Dal Gruppo tratto dall’omonimo romanzo del bolognese Enrico Brizzi. Il libro fu pubblicato come Catartica nel 1994, ma fu grazie alla colonna sonora della trasposizione cinematografica del 1996 che Catartica prese il volo. A curarla fu Umberto Palazzo, al tempo front man e spina dorsale dei Santo Niente che dei Marlene scelse ben cinque pezzi. Tra questi Nuotando Nell’Aria. Il brano più romantico di Catartica che, insieme a Digging the Grave dei Faith No More, è il manifesto sonoro del film – accompagna, nel finale, il bacio tra Alex e Aidi. Sono i numeri ad attestare il film come determinante per il successo commerciale di Catartica che passa dalle 8mila copie vendute nei primi tre anni alle 30.000 del triennio che va dal 1997 al 1999. Ma Catartica è molto di più di qualche freddo numero e, contrariamente a quanto recentemente dichiarato da Dave Grohl sul The Guardian (“Non mi piace quando le band lo fanno [celebrare anniversari di un disco], è presuntuoso e pigro”), il pubblico a fine concerto non nasconde soddisfazione ed emozione – sono anche cadute lacrime. Godano suda e sbava come nel 1994 e non sembra davvero essere ancora diventato “vecchio e gommoso”. Bergia picchia sulle pelli in maniera sublime e le chitarre di Tesio sono ancora le tempeste lisergiche di vent’anni fa. Pateticismo da “operazione nostalgia” quindi scampato o, quantomeno, non subito ma cercato.
Dopo questo bagno nel passato è però necessario guardare avanti e, al Locomotiv, questo viene facile. “Questa settimana abbiamo Lo Stato Sociale per tre serate live consecutive. Avremo poi l’unica data italiana di A Winged Victory For The Sullen e ospiteremo tra gli altri Sharon Van Etten, Dente, Zen Circus, Cristina Donà, Ariel Pink, ed Heliocentrics” afferma orgogliosamente Uda Gandolfi.
Per tutto il programma: www.locomotivclub.it