La denuncia del ragazzo, confermata da tre compagni di scuola, arriva una settimana dopo l'accaduto. L'insegnante, secondo il racconto, avrebbe preso di mira il ragazzo che, rispondendo, avrebbe fatto scattare l'aggressione
Insulti, calci e pugni a scuola: “Essere gay è una brutta malattia”. L’episodio di violenza omofoba non ha come protagonisti due ragazzini, bensì un professore di una scuola superiore della provincia di Perugia. A dare la notizia è il Giornale dell’Umbria, che riporta un episodio avvenuto la scorsa settimana. La vicenda viene resa pubblica a pochi giorni dalle polemiche nate dall’email inviata da Don Fabio Landi, un collaboratore di Don Gian Battista Rota, responsabile del settore insegnanti di religione cattolica della Diocesi di Milano, che aveva chiesto una mappatura delle scuole in cui è diffusa “l’ideologia gender”.
Secondo il racconto del 14enne vittima degli abusi da parte dell’insegnante, confermato anche da tre suoi compagni di scuola, il professore avrebbe tenuto un atteggiamento intimidatorio nei confronti del ragazzo: l’uomo, passeggiando per l’aula, ha iniziato a fissare il giovane e sostenere che “essere gay è una brutta malattia”. Lo studente umbro non avrebbe accettato l’atteggiamento omofobo del professore e avrebbe risposto alle frasi dell’uomo dando il via a un botta e risposta che si sarebbe trasformato in una vera e propria aggressione, con il professore che avrebbe continuato ad offendere il ragazzo e a prenderlo a calci e pugni.
Il 14enne, ancora scioccato, ha inizialmente evitato di raccontare l’episodio, ma poi non ha resistito e ha sentito il bisogno di confidarsi con altri compagni e con i propri genitori, che lo hanno subito portato all’ospedale. I medici hanno segnalato alla polizia il racconto del ragazzo e le autorità, dopo la successiva denuncia presentata dal legale della famiglia, hanno aperto un’indagine sull’accaduto. In via precauzionale, il ragazzo è tornato a scuola ma è stato spostato di sezione.
Equality Italia, associazione che si batte per la salvaguardia dei diritti civili, ha manifestato il proprio sdegno per l’accaduto: “Se le ricostruzioni del fatto fossero confermate – afferma il presidente Aurelio Mancuso – si tratterebbe di un fatto gravissimo e dovrebbero immediatamente intervenire il ministro Giannini, le istituzioni nazionali e locali, i sindacati della scuola”. Le proteste di Mancuso allargano poi lo sguardo sulla situazione di studenti e insegnanti omosessuali negli istituti italiani, tirando nuovamente in ballo l’email inviata dalla Diocesi di Milano: “E’ in atto una generale campagna d’intimidazione nella scuola italiana che – osserva Mancuso – vuole ricacciare nella clandestinità studenti e insegnanti omosessuali, che vuole schedare istituti colpevoli di promuovere una cultura del rispetto delle differenze e del rifiuto delle discriminazioni. Il ministro Giannini deve svegliarsi e, al netto delle dichiarazioni di prammatica, dire chiaramente come intende difendere il pluralismo, l’integrità e la dignità delle persone omosessuali nella scuola italiana”. L’Arcivescovo di Milano, Angelo Scola, assicura però che la posizione della Diocesi milanese “non implica alcuna omofobia”.