Nuovi dubbi sulla società candidata a rilevare lo stabilimento. Il Banco Rio de Janeiro, che dovrebbe mettere sul piatto 75 milioni necessari per l'investimento, ha annunciato che Massimo Lo Cicero sarà presidente del consiglio d'amministrazione. Lui però non ne sa nulla
Il mosaico di Grifa perde pezzi. E scopre una realtà sempre più cupa per lo stabilimento di Termini Imerese, fermato dalla Fiat nel 2011, che la nuova società si è candidata a fare ripartire con la produzione di auto ibride. I dubbi più grossi sull’azienda rimangono la composizione del consiglio d’amministrazione e la tenuta finanziaria della società. Il tutto mentre il Banco Rio de Janeiro, il tanto atteso partner nell’operazione, si riserva di rinunciare alla sfida di Termini Imerese se, a stretto giro, non si chiariranno le incognite che aleggiano sulla vicenda.
L’ultimo mistero riguarda Massimo Lo Cicero, economista e docente all’Università La Sapienza di Roma, già candidato alle scorse elezioni politiche con Scelta Civica. Al Banco Rio de Janeiro, Grifa ha spiegato di avere nominato un nuovo cda. “In realtà, ci hanno dato solo rassicurazioni verbali, non abbiamo ancora ricevuto nulla di scritto – precisa Marcello Gianferotti, procuratore della banca – E hanno indicato Massimo Lo Cicero come presidente”. Infatti, l’ingresso in cda del professore era già stato annunciato dalla società nelle scorse settimane. Ma l’interessato, sentito da ilfattoquotidiano.it, smentisce la circostanza: “Non ho mai avuto alcun contatto in questo senso”. Una situazione simile si era già verificata con Marianna Li Calzi, anche lei indicata come presidente della società prima di Lo Cicero. La signora, contattata da Panorama, aveva negato: “Non so niente, se scioglierò le mie riserve, allora vedremo, ma per ora non posso dire nulla, perché nulla so”.
Ma a mancare all’appello non sono solo i consiglieri di Grifa. Non c’è ancora traccia, infatti, dei 100 milioni previsti dall’aumento di capitale deliberato a luglio. Per ora, nelle casse dell’azienda ci sarebbero solo 25 milioni, ai quali dovrebbero aggiungersi i 75 messi sul tavolo da un fondo brasiliano ancora non precisato. Di questo fondo, si sa solo che sarà amministrato e partecipato dal Banco Rio de Janeiro. A dare rassicurazioni in questo senso, era stato lo stesso viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, nell’ultimo incontro con sindacati e azienda: Invitalia aveva ricevuto una lettera dove l’istituto di credito garantiva l’operazione. In realtà, nella missiva si ponevano precise condizioni. Tra queste, c’erano la formalizzazione del cda e la conversione del capitale sociale di 25 milioni in contanti. Già, perché il patrimonio della società era espresso dalle quote di una società energetica, la Energy Crotone 1, il cui ultimo bilancio depositato risale al 2007.
Eppure domenica 16 novembre le condizioni chieste dalla banca non sono ancora state soddisfatte. Niente conversione del capitale in contanti, niente formalizzazione del cda. L’ultimatum posto dall’istituto di credito, intanto, è scaduto. Il 17 novembre, così, diventa un giorno cruciale: il Banco Rio de Janeiro si riserverà di decidere se dare ancora tempo a Grifa o rinunciare all’operazione. Intanto al ministero dello Sviluppo economico è previsto l’incontro tra Grifa e i sindacati: anche se sulla società aleggiano i dubbi sulla tenuta finanziaria, tutto continua come se nulla fosse. All’ordine del giorno, ci sono i trattamenti economici e la questione dell’indotto. Nel pomeriggio, invece, le organizzazioni dei lavoratori vedranno i rappresentanti di Fca, con la quale devono discutere degli incentivi all’esodo promessi dal Lingotto.