Puntuali e odiose come le tasse, anche quest’anno (a Roma) sono ripartite le domeniche ecologiche. I giornali ne danno conto come quando c’è il cambio dall’ora solare a quella legale, giusto una nota di servizio. I cittadini le vivono come un incubo, l’ennesimo ostacolo alla mobilità nell’unica giornata dove magari si può andare a trovare o un parente o portare dei bambini a una festicciola. Forse ci sarebbe da chiedersi il perché, visto che ne sono infastiditi tutti, comprese le persone che vorrebbero davvero una città diversa, veramente ecologica, veramente sostenibile e che magari tentano ogni giorno di fare il possibile, compresa quella raccolta differenziata che a Roma – capitale d’Italia – è ancora a livelli di arretratezza terzomondista.
E proprio questo è il punto: così come sono fatte, le domeniche ecologiche non servono a nulla. Di sicuro non servono, come ha detto Estella Marino, assessore all’ambiente al Comune di Roma, a “sensibilizzare la cittadinanza sui problemi relativi all’inquinamento e alla diffusione di modelli e stili di vita sostenibili e responsabili”. Oltre a non essere accompagnate da nessuna spiegazione e informazione da parte delle istituzioni (perché sono di nuovo necessarie? Com’è veramente la situazione dell’aria che respiriamo? Quali i dati delle centraline? Che cosa si sta facendo per combattere l’inquinamento che provoca danni alla nostra salute e a quella dei nostri figli?), il messaggio che in fondo veicolano – altrimenti perché non vengono apprezzate, visto che la salute sta a cuore alle persone, ormai sempre più consapevoli e informate? – è questo: Roma è una città inquinata, ma visto che la domenica non si lavora né si va a scuola, dunque non si fa nulla di veramente importante, mettiamo lo stop alle auto e amen. I valori si abbassano un po’, il giorno dopo si ricomincia nello stesso, insostenibile modo.
Così, la vera sfida è completamente persa: quello di creare stili di vita sostenibili tutti i giorni, e specialmente quando gli spostamenti sono obbligatori e importanti. Qui servirebbe il vero cambiamento di passo, quello che spingesse le persone a cambiare stile di vita, col sostegno intelligente delle istituzioni locali. Invece da questo punto di vista a Roma poco si è fatto, anzi il messaggio che si è dato è stato persino controproducente. Ti levo il mensile per parcheggiare a settanta euro, ti aumento il costo di un’ora di parcheggio, decuplico il costo dei permessi ztl, pedonalizzo parti della città, però in cambio non ti do nessun servizio alternativo, parcheggi di scambio, navette, nuovi tram, anzi sopprimo anche alcune linee degli autobus. E il risultato non solo è l’esasperazione, ma il fallimento di quello che si voleva ottenere, e cioè la rivoluzione ecologica che avrebbe reso Roma finalmente una capitale europea.
D’altronde lo sappiamo. Non ci sono i soldi. Il governo fa le rivoluzioni tagliando i fondi ai comuni e i comuni tagliano sui cittadini. Ma allora, per favore, ditelo. “La rivoluzione ecologica non ce la possiamo permettere. Per questo, possiamo fare solo fermare le auto domenica, pure se piove a dirotto. State a casa e basta”. Sarebbe, credo, meno ipocrita che tessere le lodi di una inesistente svolta “green”.