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E-book, l’Europa conferma l’Iva al 22%. E taglia le gambe a un mercato

Nonostante la campagna #unlibroèunlibro, messa in campo dal ministro Dario Franceschini con la collaborazione dell’Aie-Associazione Italiana Editori, l’Europa ha bocciato la proposta, sostenuta da Italia e Francia, di equiparare l’Iva dell’e-book al 4% dei fratelli cartacei.

La decisione è stata presa durante la riunione del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea, tenutasi la scorsa settimana a Bruxelles. Secondo La Stampa hanno votato contro 10 Stati, in particolare quelli nordici, la Germania si è astenuta e mentre Italia e Francia hanno dato parere positivo.

E così l’aliquota sui libri digitali rimane al 22% e da gennaio 2015, se non accade nulla prima, tutti i Paesi saranno obbligati ad uniformarsi a quanto deciso dall’Europa.

Al momento però la situazione Iva sugli e-book è molto frastagliata: infatti, alcuni Paesi applicano un’aliquota differente: in Francia il 7% e in Lussemburgo il 3%. È bene ricordare che proprio nel Gran Ducato del Lussemburgo ha sede Amazon che, grazie al trattamento privilegiato, riesce ad avere un margine più alto sui profitti.

Marco Polillo, presidente dell’Aie, non dispera e ha dichiarato a Primaonline di “avere fiducia nell’impegno di Franceschini e di confidare nel consenso parlamentare”, anche se personalmente penso che il nostro Parlamento poco potrà fare contro le decisioni dell’Europa.

Adesso tutto è nelle mani del Consiglio della Cultura, la riunione dei ministri della Cultura che si terrà il 25 novembre a Bruxelles. Ma siamo sicuri che questi signori saranno in grado di capovolgere la decisione presa in sede Coreper? In fondo, a muovere i bottoni saranno i ministri di quegli Stati che hanno votato contro, perché dovrebbero cambiare idea tra meno di dieci giorni?

Ma c’è anche un’altra domanda: perché chi governa l’Europa si ostina a non comprendere che tassare in modo diverso l’e-book è un modo per tagliare le gambe a un mercato che, anche se piccolo (in Italia 3% delle vendite nel 2013 che diventerà il 5% nel 2014), è in continua crescita?

Quello che a noi lettori e persone di buon senso sembra talmente ovvio, viene considerato da parlamentari e ministri europei uno scoglio così difficile da superare, al punto da necessitare di reiterate riunioni. Ma ogni volta si riuniscono, parlano e demandano al successivo incontro la decisione finale.

Purtroppo, che si tratti di Italia o di Europa, il metodo della politica è sempre lo stesso: prendere tempo e agire senza tener ben presente l’interesse dei cittadini.

Quando è apparsa la notizia della bocciatura dell’Iva al 4%, i commenti su Twitter sono stati lapidari: “Almeno potremo smettere di dire che siamo in un paese paleolitico. Siamo in un CONTINENTE paleolitico #unlibroeunlibro” e “Fino a quando a decidere è chi non ha mai letto un libro in vita sua…”.

Condividendo la delusione degli amici twitteriani, attendo il 25 novembre con pochissime speranze, pur continuando ad auspicare un’improvvisa illuminazione sulla via di Bruxelles dei ministri della Cultura.