Seppur stimato e ottimamente recensito dai massimi critici dell’epoca, nonché lanciato da una talent scout del livello di Peggy Guggenheim, il pittore Robert De Niro non riuscì a sfondare quanto alcuni suoi colleghi
Robert De Niro non li ha ancora letti tutti i diari del padre. Forse per paura di riaprire ferite mai totalmente sanate, o semplicemente per raccogliere dentro di sé il momento più adatto a farlo. Ma di certo una delle icone viventi dell’America tra i ’70 e gli ‘80 è riuscita ancora a sorprenderci, e stavolta commuovendosi senza recitare. Il suo approdo romano si lega alla premiére europea del documentario Remembering the Artist Robert De Niro, Sr, che appunto era suo padre. Pittore figurativo di gran talento e buon successo nel secondo Dopoguerra, è il protagonista del lavoro di Perri Peltz & Geeta Gandbhir prodotto da HBO: il figlio attore ne accompagna oggi le due proiezioni pubbliche al MAXXI per un’unica giornata-evento organizzata dalla Fondazione Cinema per Roma insieme a MAXXI e Mazda.
Il film ha breve durata (40’) ma sufficiente per mostrare due elementi essenziali: il tipo di rapporto tra De Niro Sr e Jr ed il ruolo occupato dal primo nel vivace scenario artistico newyorkese tra gli anni ’40 e ’50. Seppur stimato e ottimamente recensito dai massimi critici dell’epoca, nonché lanciato da una talent scout del livello di Peggy Guggenheim, il pittore Robert De Niro non riuscì a sfondare quanto alcuni suoi colleghi coetanei, facendosi poi sopraffare dai protagonisti dell’Espressionismo astratto, della Pop Art e del Minimalismo che presero il sopravvento negli anni a seguire. Suo figlio, al contrario, ebbe un successo planetario quasi istantaneo quando iniziò a cimentarsi nel cinema, ma questo non gli impedì di vedere la figura paterna come artista di grandi talento.
I problemi tra i due, semmai, si legavano al carattere introverso, orgoglioso e permaloso del padre, che lasciò la moglie – anch’ella artista – quando “Bobby” aveva 12 anni, anche per il non trascurabile fatto di essere omosessuale ovviamente non dichiarato. “Non me ha mai parlato personalmente, l’ho saputo negli anni dalla mamma. Mio padre era molto fiero di me, ma non parlavamo molto, non è mai stato invidioso della mia carriera e questo non mi ha generato un senso di colpa nei suoi confronti. Se oggi ho una colpa verso di lui, che forse è più un rimpianto, è quella di non aver insistito abbastanza perché si curasse quando gli è stato diagnosticato un tumore alla prostata, di cui è morto a 71 anni”. Di suo padre, De Niro parla con rispettoso affetto, con la partecipazione che si deve alla figura che – suo malgrado – tutto gli ha dato: dal trasferimento a New York dove poi ha potuto iniziare la carriera al nulla osta sulla sua scelta di diventare attore.
Da sempre Bob De Niro aiuta la diffusione delle opere del padre: ne ha riempito gallerie americane, i suoi ristoranti, ma soprattutto ne ha mantenuto lo studio intatto, “perché i miei figli e nipoti comprendano chi era il nonno e il bisnonno” e oggi ne promuove il documentario sulla memoria, che non ha mai pensato di dirigere, ma a cui ovviamente contribuito. In esso è intervistato a intervalli, ma lo vediamo anche lettore appassionato di alcune pagine dei diari, ed è emozionante sul finire del film osservarlo con le lacrime agli occhi mentre ricorda gli suoi ultimi anni di suo padre, da malato terminale. “Questo documentario è necessario a continuare l’eredità di mio padre verso l’intera famiglia De Niro ed è anche un risarcimento a lui come artista per tutto il successo internazionale che avrebbe meritato. In molti aspetti siamo simili, nel mio fuggire dallo show biz, nella mia riservatezza, ed anche nel tentativo di essere io stesso un padre affettuoso, come lo era lui”. Cosa vorrebbe dire oggi “Bobby” a suo padre fosse ancora vivo? “Vorrei chiedergli se questo documentario gli piace”. Remembering the Artist Robert De Niro, Sr andrà in onda su SKY Arte il prossimo 28 dicembre.