Peter Kassig aveva 26 anni, era apparso alla fine del video in cui si mostrava la decapitazione dell’operatore umanitario britannico Alan Henning nel mese di ottobre. I terroristi islamici dell’Is(is) avevano minacciato di uccidere anche lui. E così hanno fatto. E’ il sesto ostaggio occidentale ad essere stato giustiziato dallo Stato islamico se si include l’esecuzione di Hervé Gourdel per mano degli estremisti di Jund-al-Khilafa.

La sua esecuzione segue la scia propagandistica intrapresa finora dal Califfato: massimizzare lo choc oltre la regione mediorientale e alimentare azioni di proselitismo in Europa e più in generale in Occidente. E’ evidente che per Abu Bakr al-Baghdadi si tratta di una strategia “a basso costo”, anche perché continua a crescere l’incertezza intorno al reale numero di ostaggi in mano all’Is(is) e che presto potrebbero finire in un nuovo video del terrore.

Fonti non ufficiali riferiscono siano una ventina circa. Del resto, il rapimento di cittadini occidentali a scopo di estorsione è diventato ormai un business globale, per al-Qaeda così come per l’Is(is), che già per la liberazione di James Foley chiese agli Usa 100 milioni di dollari.

Secondo il Committee to Protect Journalists, dall’inizio della guerra civile in Siria sarebbero stati rapiti 80 reporter. Alcuni di loro sono stati rilasciati. L’americano Peter Theo Curtis è stato consegnato alle forze di pace delle Nazioni Unite questa estate dopo due anni di prigionia. Era stato catturato dai guerriglieri del Fronte al-Nusra. Libero grazie soprattutto alla mediazione del Qatar, così come i due spagnoli, Javier Espinosa e Ricardo Garcia Vilanova, liberati a marzo. Quattro giornalisti francesi – Nicolas Henin, Pierre Torres, Didier Francois ed Edouard Elias – sono invece stati rilasciati nel mese di aprile. E un fotografo danese, Daniel Rye Ottosen, è stato liberato a giugno.

Altri sono stati uccisi, in gran parte dei casi si tratta di statunitensi e britannici. Londra e Washington sono infatti noti per la linea dura contro i terroristi, rifiutando ogni tipo di negoziazione o pagamento d riscatto. Secondo alcune cifre del New York Times, al-Qaeda e i suoi affiliati avrebbero incassato 125 milioni di dollari in riscatti dal 2008, con gran parte del gettito proveniente dalla Francia (58,1 milioni), anche se l’Eliseo ha sempre negato. Poi Qatar e Oman (20,4 milioni), Svizzera (12,4 milioni), Spagna (11 milioni) e Austria (3,2 milioni).

E’ l’Europa, quindi, a figurare in cima alla lista dei “finanziatori accidentali”. Per fare un esempio, nel 2012 per la liberazione di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli Roma e Madrid pagarono ben 10,8 milioni di dollari, altro che operazione diplomatica.rossella urru mario monti interna nuova

Insomma un mercato in piena espansione, se si considera che per un riscatto nel 2003 le cifre si aggiravano intorno ai 200 mila euro. Fino ad oggi, 91,5 milioni sarebbero finiti ai gruppi di al-Qaeda del Maghreb, 5,1 milioni a quelli di al-Shabab e 29,9 milioni a quelli della Penisola Arabica.

In più di un’occasione Oumar Ould Hamaha, ex portavoce del gruppo militante Ansar Dine e dall’agosto 2012 capo militare del Movimento per l’Unità e la Jihad in Africa occidentale (Mujao), ha dichiarato che ”la fonte del finanziamento” del terrorismo islamico ”sono i Paesi occidentali”. Sono loro che stanno pagando per la jihad.

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