“Mi aspetto che sarà riconosciuto lo sforzo anche qualitativo sul bilancio e sulle riforme strutturali, fortemente complementari con la legge di Stabilità”. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in febbrile attesa del giudizio della Commissione europea sulla manovra atteso per lunedì prossimo, non ci sta più a fare l’ultimo della classe. E martedì, intervenendo a un convegno a Roma, si è sfogato: “Sono abbastanza stufo di sentirmi dire da eminenti colleghi ministri che si rivolgono all’Italia che dobbiamo dimostrare che i soldi li sappiamo spendere e non chiedere soldi alla Ue”. Insomma: per l’economia italiana è arrivato il momento dell’orgoglio. Orgoglio e pregiudizio, più precisamente. Tradotto in inglese perché anche a Bruxelles comprendano appieno la citazione del libro di Jane Austen. Così, mentre il suo titolare si toglieva qualche sassolino dalla scarpa, il Tesoro ha lanciato su Twitter l’hashtag #prideandprejudice, con cui elencherà i meriti italiani sul fronte delle finanze pubbliche “per combattere il pregiudizio e rappresentare un Paese di cui andare orgogliosi”. Ogni giorno, fino a domenica prossima. La prima puntata dell'(auto)sponsorizzazione dello stato di salute dei nostri conti è dedicata all’avanzo primario, cioè la differenza tra entrate e uscite. L’Italia “è in cima da 20 anni“, recita il tweet.

Via XX Settembre ha anche postato un’infografica che mostra come il Paese abbia registrato un avanzo di bilancio per 19 anni su 20 tra il 1995 e il 2014, mentre le maggiori economie europee (Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna) sono finite in disavanzo almeno sette volte. L’operazione prevede la pubblicazione di un nuovo dato comparativo al giorno per mostrare “le dimensioni dell’Italia che risultano virtuose nel panorama economico internazionale”, fa sapere il ministero.

Dati che andranno dal “profilo di rischio della finanza pubblica” alla dinamica del debito pubblico. Che come è noto ha superato i 2.148 miliardi di euro, toccando quota 127,9% del Pil. Ma il ministero vede il bicchiere mezzo pieno e farà notare che in altri Paesi ha avuto aumenti più rapidi. Seguirà un confronto sul rispetto del parametro del 3% per quanto riguarda il rapporto debito/pil. Obiettivo, spiega ancora la nota, dimostrare tabelle alla mano che l’Italia “viene spesso descritta, soprattutto nella comunità internazionale, sulla base di alcuni indicatori negativi”, ma “accanto a questi dati ci sono grandezze economiche utili a rappresentare l’Italia per ciò che è: uno dei paesi principali del mondo sviluppato, il secondo paese per produzione manifatturiera in Europa, la terza economia dell’Eurozona”. E ancora: “Un paese che negli ultimi venti anni ha saputo tenere i propri conti sotto controllo collocandosi tra i più virtuosi in Europa e nel mondo”.

Resta da chiedersi se l’orgoglio nell’eccellenza finanziaria italiana basterà a superare il pregiudizio di Bruxelles. Se, insomma, l’operazione di immagine avrà qualche effetto sul giudizio della Commissione e del nuovo vicepresidente responsabile dei portafogli economici, Jyrki Katainen, dopo i dubbi e le preoccupazioni espressi nell’ultimo rapporto sull’Italia su tanti aspetti della gestione economica del governo: pagamento dei debiti pregressi della Pubblica amministrazione, capacità di utilizzare i fondi europei, ritardi nel processo di privatizzazione delle società statali e nell’attuazione della spending review. Per non parlare delle previsioni sull’andamento macroeconomico conti pubblici, con il Pil in calo dello 0,4% anche quest’anno e il picco del debito/pil previsto per il 2015.

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