La Corte dei conti dell’Emilia Romagna ha condannato il sindaco di Bologna Virginio Merola e la sua giunta per il caso di Marco Lombardelli, capo di gabinetto del primo cittadino. Nel 2011, a inizio mandato, era stato assunto nello staff del sindaco senza che avesse i requisiti per ricoprire quella posizione, cioè la laurea. Quando la cosa è venuta a galla il collaboratore del sindaco si è dimesso. I giudici Luigi Di Murro, Alberto Rigoni ed Elena Lorenzini hanno condannato il sindaco Pd e i suoi assessori Silvia Giannini, Patrizia Gabellini, Amelia Frascaroli, Riccardo Malagoli, Alberto Ronchi, Marilena Pillati, Luca Rizzo Nervo, Matteo Lepore, Nadia Monti, Andrea Colombo, e i funzionari del Comune di Bologna Anna Rita Iannucci e Giancarlo Angeli al risarcimnento, in favore del Comune di Bologna, del danno erariale di 30 mila euro.

Merola pagherà il 60% della somma, il restante sarà diviso tra gli altri. Il procuratore regionale Salvatore Pilato aveva contestato la cifra di 45 mila euro, che è stata poi rideterminata dalla Corte.

Il procuratore regionale Salvatore Pilato aveva contestato la cifra di 45mila euro, che è stata poi rideterminata. Secondo la Corte infatti la nomina di Lombardelli non fu in sé irregolare: “Ciò che rende illegittima la nomina del Lombardelli non è, pertanto, da ricercare nella carenza di un particolare titolo di studio (che, come detto, risulta essere una condizione non indispensabile per l’incarico di responsabile di Gabinetto), ma nel successivo inquadramento in una categoria professionale (categoria D) che presuppone, invece, un titolo di studio adeguato corrispondente alla laurea o a diploma equipollente”.

Insomma, scrive ancora l’estensore della sentenza Alberto Rigoni, “si ritiene che il Sindaco possa esercitare la scelta degli organi di staff con estrema libertà per quanto attiene all’identificazione dei soggetti prescelti che, ovviamente, devono in primo luogo avere la fiducia dell’organo di vertice, ma sui quali non sussiste alcun requisito ostativo in merito all’iter formativo dei selezionati”. La Corte inoltre ha riconosciuto che il suo lavoro, nei pochi mesi in cui fu in carica, Lombardelli lo fece.

Le responsabilità del sindaco Merola tuttavia rimangono. “Non si può neppure sostenere che Merola non fosse a conoscenza della mancanza del titolo di studio adeguato per l’inquadramento economico di cui, di fatto, è stato beneficiario il Lombardelli”. È insito nella fiduciarietà dell’incarico il fatto che Merola conoscesse personalmente il prescelto”. Insomma Merola, secondo la Corte, era “assolutamente consapevole della mancanza del titolo di studio della laurea o, comunque, di un titolo adeguato per l’inserimento nella categoria D. Infatti dal curriculum allegato alla proposta di deliberazione si evince chiaramente, anche a una lettura superficiale, che la formazione scolastica del Lombardelli si conclude con il conseguimento di un diploma professionale di ottico”.

Il caso fu sollevato alla fine del 2011 dalle consigliere comunali di opposizione Federica Salsi (allora del Movimento 5 stelle) e Lucia Borgonzoni (Lega Nord). Una nota dell’amministrazione comunale ha fatto sapere che sindaco e giunta potrebbero ricorrere in appello.

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