‘Signorina mi guarda le borse che mi allontano un attimo? Sa, devo aspettare la corriera successiva perché non ho fatto in tempo a fare le scale e ho perso quella precedente; le scale mobili qui sono ferme dal sisma del 2009‘.
L’Aquila, oggi. Al terminal degli autobus al bar incontro un’anziana signora, aspettiamo insieme e mi spiega la strada per il centro storico.
Corso Vittorio Emanuele, il corso che collega a piazza Duomo. Fin lì passano auto e pullman, dal corso in poi si va solo a piedi, è tutto puntellato, gli edifici si tengono in piedi, gli operai lavorano. Si sente odore di calcinacci e il rumore dei lavori, senti i tuoi passi mentre cammini. Qui il tempo sembra essersi fermato il 6 aprile 2009. E i problemi sono ancora all’ordine del giorno.
L’Aquila era una città universitaria, la casa dello studente che si trovava in via XX settembre era al centro della città, che, con le sue piazze, funzionava come fonte di aggregazione sociale. Con il dislocamento dei terremotati il polo universitario è stato spostato fuori dal centro storico, ad esempio l’università di Coppito si raggiunge solo in pullman o in auto e qui sorgono centri commerciali, rotonde, l’ospedale, una delle due nuove case dello studente (l’altra in zona Hotel Amiternum) e le case affittate agli studenti fuori sede.
Girando per il polo universitario, il primo ragazzo che incontro è Filippo all’università di Coppito: è nato ed è andato a scuola a L’Aquila e dopo il terremoto ha deciso di rimanere qui.
Quotidianamente.
“Sono andato a vedere il mio appartamento di recente prima che lo abbattessero definitivamente per dargli un ultimo saluto (a causa del terremoto del 6 aprile 2009 ndr). Il mio terrazzo affacciava sulla Casa dello Studente di via XX settembre, ora vivo a casa di mia nonna più lontano dal centro. Continuiamo a vivere nella paura, io dormo con una torcia vicino al letto perché ricordo che quella notte sentivo i miei genitori, ma non li vedevo. Qui non è più come prima: dopo la delocalizzazione si è perso lo spirito di ‘piazza’ che caratterizzava la città, prima il centro era pieno di universitari, anche la sera L’Aquila è sempre stata una città viva. Ora gli studenti abitano lontano e i pullman dopo le 20:30 non passano più. E come si fa a far ripartire una città se i cittadini non possono nemmeno entrarci? Gli aquilani sono arrabbiati, si potrebbe pensare che sia stato tutto ricostruito e dire ‘ma perché ancora si lamentano?’, invece non è così, sfiderei qualcuno a passare un week-end qui a L’Aquila e fare un giro in centro per dimostrare che la vita non è assolutamente quella che era prima.
L’università.
“Faccio ingegneria, che prima aveva sede a Roio, ma poi nel 2010, visto che gran parte delle sedi Universitarie erano inagibili, hanno deciso di prendere in affitto dei prefabbricati dove risedevano degli uffici. La mia facoltà è stata trasferita nella Optimes mentre la facoltà di Economia nella Reiss Romoli. Gli affitti erano salatissimi perciò hanno riparato metà sede di Roio dove è stata trasferita metà Ingegneria (Edile, Civile e Ambientale) mentre la facoltà di Economia è stata spostata nella Optimes insieme alla restante Ingegneria (Industriale e Informatica). Prossimamente Roio tornerà a essere sede della facoltà di Ingegneria…certo è che ci sono voluti cinque anni. Attualmente siamo proprio in una zona industriale contornata solo di centri commerciali. In questi anni di problemi legati all’Università ci sono stati, ricordo due anni fa lezioni importanti, dove c’erano persone sedute in corridoio: non era sicuro, se ci fosse stato un terremoto, il prefabbricato avrebbe retto, ma nel caos le persone avrebbero potuto calpestarsi. Ora non c’è più quell’affollamento nei corsi… anzi se continuano così arriveranno sempre meno studenti dal momento che da quest’anno si ripagano le tasse”.
L’università offre facoltà all’avanguardia e dopo il terremoto la seconda attrazione per uno studente fuori sede è il fatto che qui non si pagano tasse universitarie dal 2009 e dall’anno prossimo, quando le tasse si pagheranno, si svuoterà anche il centro universitario?
Può una città basarsi su questo?
Su un’Università attraente perché gratuita? La città vive grazie agli aquilani.
(Filippo è l’autore delle foto e del video del post)