La contestazione a Paola Taverna, forse, qualcosa racconta. A dire la verità, con il passare delle ore, quella di Tor Sapienza si è rivelata una contestazione quantomeno bizzarra. Una delle manifestanti non era una cittadina qualsiasi, ma tal Sandra Zammataro, candidata Pd in posizione 24 per il Comune di Roma. E le venti persone che gridavano alla Taverna di andarsene perché “noi qui non vogliamo politici”, poi, si sono chiuse in riunione con il Presidente del Municipio (del Pd pure lui). Ribellione della piazza, o manina piddina che sia, resta però la sensazione che il Movimento 5 Stelle non sia più il terminale privilegiato della protesta e della rabbia.
La Taverna ha ripetuto di “non essere una politica”, desiderosa di ribadire quella diversità tra “noi” e “loro” che molto funzionò alle politiche 2013 e oggi risulta meno efficace. In un tale contesto, drasticamente mutato rispetto anche solo a sei mesi fa (quando qualcuno credette addirittura al sorpasso), come si sente un elettore 5 Stelle? Non un attivista convinto, non uno di quelli che si informa in Rete. Alludiamo, qui, all’elettore “comune”: cosa pensa? Probabilmente lo rivoterebbe, considerato che i sondaggisti continuano a dare il M5S al 20%. La cifra, più o meno, ottenuta a maggio. I voti potenziali, anzi, sono aumentati, perché l’astensione è scesa. Non è però calato Renzi, non abbastanza almeno per i 5 Stelle. E nel frattempo cresce la Lega Nord. L’elettore 5 Stelle probabilmente lo rifarebbe, ma più freddamente. Forse li rivoterebbe perché non c’è niente di meglio; forse perché Landini non scende in campo; forse perché per morire democristiani, e dunque renziani, c’è tempo. È però un voto meno convinto e fatalmente disilluso. Più che la vittoria, la speranza pare essere una sconfitta onorevole: un’opposizione onesta.
Cosa ha raffreddato l’elettore 5 Stelle? Forse non vederli più in tivù, forse il non sapere quasi nulla di quel che fanno: il talebano risponderebbe che “in Rete c’è tutto”, ma il pensionato o la casalinga compulsano assai di rado la pagina facebook di Vito Crimi. L’elettore 5 Stelle si è raffreddato perché, soprattutto dopo le Europee, ha visto molti parlamentari comportarsi come se il loro fosse un club d’elite: un circolo d’essai per iniziati, che non cerca nuovi iscritti ma preferisce convincere i già convinti e dirsi (da solo) “noi siamo i più bravi”. Esattamente quel che vuole Renzi. L’elettore 5 Stelle si è raffreddato perché, pur non essendosi mai fidato di Bersani né avere mai amato Prodi, pensa che in certi snodi i 5 Stelle avrebbero dovuto essere più tattici e meno duropuristi.
L’elettore 5 Stelle si è raffreddato perché certi post di Grillo paiono masochistici e se continui ad attaccare ad minchiam i giornalisti finisce che vien quasi voglia di rivalutarli tutti, ma proprio tutti, persino Pigi Battista e Menichini. L’elettore 5 Stelle si è raffreddato perché c’è qualcosa in Casa-leggio che proprio non lo convince. L’elettore 5 Stelle si è raffreddato perché l’accordo con Farage, per quanto strategicamente “necessario”, resta indigesto ieri come oggi (e l’elettore 5 Stelle è un tipo esigente, non è aduso a ingoiare rospi. Infatti non vota Pd). L’elettore comune 5 Stelle si è al momento raffreddato perché, se prometti l’utopia ma non la mantieni, poi la disillusione risulta brutale. E a quel punto, chi ha “osato” incarnare il cambiamento vero, paga al di là dei suoi demeriti. Ricevendo più critiche di quanto meriti.
il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2014