Il progetto Un weekend con i giovani dell’altra Europa è nato quasi per scherzo: 8 città, 8 weekend, 8 documentari e reportage per raccontare le nuove generazioni della parte meno nota del continente. Ambizioso assai, visto che realizzare tutto questo senza una realtà editoriale o uno sponsor alle spalle è davvero cosa difficile.

A quanto pare, però, il progetto si farà e c’è già la data della prima tappa di Belgrado. Sarò nella capitale serba, assieme al fotografo e videomaker Vincent Urbani e all’interprete Sara Polidoro, dal 28 novembre al 1° dicembre, sperando di riuscire a raccontare la città nel miglior modo possibile, combattendo anche contro gli stereotipi che hanno fatto di Belgrado l’epicentro di troppe pagine di odio e diffidenza nell’Europa post guerra fredda.

Ma ecco, per grandi linee, cosa racconterò di Belgrado. Innanzitutto avrò il piacere di chiacchierare con l’ambasciatore italiano in Serbia Giuseppe Manzo, con il quale ho chiacchierato via Twitter e che incontrerò sabato 29 novembre in ambasciata.  A lui chiederemo di raccontarci la presenza italiana in Serbia, soprattutto per quanto riguarda i nostri connazionali più giovani che hanno deciso di vivere lì.

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Già sabato all’ora di pranzo, poi, cominceremo a conoscere meglio i giovani serbi. A cominciare da Sinisa Stojanovic, poeta slammer dalle posizioni politiche radicali, che ci racconterà molto della scena culturale di Belgrado ma anche dell’impegno politico delle nuove generazioni. È un personaggio molto interessante, che non ha paura di esporre le sue idee sicuramente scomode in una realtà come quella serba.

Particolarmente significativo si preannuncia l’incontro con una giovane attivista Lgbt, che ci racconterà le difficoltà di essere omosessuali a Belgrado, ma anche la soddisfazione storica di aver organizzato quest’anno per la prima volta, il Gay Pride per le vie della capitale serba.

Ancora arte, poi, con una musicista sperimentale molto originale, che ci accompagnerà tra le avanguardie della città, ormai epicentro di un rigoglio culturale notevole e molto coraggioso. Per accontentare i più pragmatici e quei pochi che ancora pensano che con la cultura non si mangi, incontreremo un membro di Start It, progetto realizzato dal governo in collaborazione con una Ong, che stimola l’imprenditoria giovanile attraverso il finanziamento di alcune start up innovative.

La parte più difficile del viaggio, e non siamo neppure certi di avere successo, sarà la ricerca di un contatto con uno dei tanti gruppi nazionalisti di estrema destra che prosperano a Belgrado e che in Italia conosciamo solo per le loro propaggini calcistiche. E non mancherà, infine, una puntatina nella nightlife di Belgrado, perché senza un salto in discoteca forse non potremmo mai capire chi sono e cosa vogliono i giovani “normali” della capitale serba. E visto che Belgrado, così come tutti i Balcani, non possono essere compresi senza uno sguardo all’indietro, visiteremo anche il Mausoleo di Tito, vista la centralità della figura dell’ex presidente jugoslavo nella storia dei Balcani.

Tutto quello che vedremo e conosceremo, sarà pubblicato online attraverso vari canali. Già durante il weekend 28 novembre-1 dicembre, sui social network, sul mio sito personale e sul blog su ilfattoquotidiano.it racconterò Belgrado in tempo reale.

Foto, pillole video, post e articoli che già in quei giorni vi daranno un quadro della realtà giovanile serba. Al mio ritorno, poi, comincerà la parte più dura del lavoro: la postproduzione  di un documentario di circa 30 minuti che spero sarà il prima di una lunga serie, visto che voglio visitare e raccontare anche Sarajevo, Mosca, Kiev, Atene, Reykjavik, Tallinn e Bucarest.

Se ci riuscirò o meno dipenderà dalla qualità del lavoro di questa tappa zero belgradese, che sto finanziando con i miei (pochi) risparmi e con le donazioni via PayPal sul mio sito. Da Belgrado in poi, a decidere saranno i lettori e il mercato. Se il lavoro sarà di qualità, avrò la possibilità di continuare. Dipenderà da me e da nessun altro.

Ad accompagnarmi a Belgrado, come scrivevo all’inizio di questo post, saranno Sara Polidoro e Vincent Urbani. Sara è interprete e traduttrice, ha vissuto per molto tempo a Belgrado, dove si è innamorata di un serbo, e ora vivono entrambi in Italia con il piccolo Victor. Vincent, invece, è un fotografo e videomaker italiano che vive a Madrid. A lui saranno affidate le riprese e la postproduzione del documentario. Ha esperienza da vendere, nonostante non abbia ancora 30 anni, visto che ha lavorato con volti noti e grandi brand internazionali. Ci si risente da Belgrado. Spero vorrete seguirmi in questa avventura.

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