Sul portale Open Data saranno messe gratuitamente le informazioni prodotte nelle collisioni degli esperimenti del Large Hadron Collider di Ginevra. Liberamente accessibili anche i rapporti legati alla scoperta del bosone di Higgs
Il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra diventa open. I dati del più grande acceleratore di particelle al mondo, che tra i tanti successi ha anche contribuito a far scoprire il bosone di Higgs nel 2012, saranno per la prima volta disponibili a tutti. Il portale Open Data permetterà di avere a disposizione gratuitamente i dati prodotti nelle collisioni degli esperimenti di Lhc, assieme ai programmi e alla documentazione necessari per interpretarli.
“Speriamo che la disponibilità di questi dati possa sostenere e ispirare la comunità scientifica internazionale, studenti e cittadini”, ha detto il direttore generale del Cern, Rolf Heuer. Si tratta di un enorme archivio di dati relativo a tutti gli esperimenti condotti all’interno di Lhc: un vero patrimonio per la comunità scientifica, ma anche per università e scuole superiori di tutto il mondo. I dati potranno infatti essere utilizzati anche a scopo didattico. “Queste iniziative permetteranno non solo la preservazione di dati che in futuro non sarà possibile riprodurre sperimentalmente per ragioni di costi, ma anche un loro eventuale riutilizzo per nuove analisi alla luce di più raffinati modelli interpretativi, aprendo così la strada a possibili nuove scoperte su dati archiviati da tempo”, ha spiegato Dario Menasce, vicepresidente della Commissione Calcolo e Reti dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Il neonato portale Open Data metterà online anche i dati rielaborati grazie a strumenti di visualizzazione, in modo da renderli accessibili per programmi didattici come le Masterclass in fisica delle particelle, iniziativa che ogni anno coinvolge oltre diecimila studenti delle scuole superiori di tutta Europa e che hanno dimostrato notevole passione e interesse a cimentarsi nell’analisi dei dati di Lhc. “Questi dati e le relative pubblicazioni scientifiche – ha rilevato Menasce – sono il bene primario prodotto dagli istituti di ricerca, come il Cern e l’Infn: la loro preservazione nel tempo e i meccanismi per renderli accessibili via web in modo aperto, gratuito e semplice a tutti i ricercatori fa certamente parte integrante della missione di queste istituzioni”.