Ostacolo alle funzioni di vigilanza, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e riciclaggio, i reati contestati a vario titolo dalla Procura di Roma
Per il crac della Cassa di risparmio di Teramo (Banca Tercas) rischiano di finire sotto processo 16 persone. La Procura ha infatti formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio, e il gup ha fissato all’11 febbraio prossimo la prima udienza preliminare. Tra gli imputati figurano anche l’ex direttore generale dell’istituto di credito, Antonio Di Matteo, e l’avvocato Gianpiero Samorì, in passato leader del Mir (Moderati in rivoluzione), formazione di centrodestra schierata con l’area politica di Silvio Berlusconi.
I pm di piazzale Clodio contestano a nove imputati il reato di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità.
Nell’impianto accusatorio della Procura trovano, però, spazio anche altri profili penali. In particolare si ipotizza, a vario titolo, anche l’ostacolo alle funzioni di vigilanza, l’appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e riciclaggio, stabilendo possibili relazioni privilegiate di affari incentrate sul ruolo di Antonio Di Matteo (direttore generale dal giugno 2005 al 30 settembre 2011) all’interno di Banca Tercas.
Secondo quanto scrivono i magistrati nel capo di imputazione Samorì, imprenditore nel settore finanziario e assicurativo, “operava come partecipe del sodalizio criminoso – è detto nel capo di imputazione – e forniva un rilevante apporto alla realizzazione del suo programma”. Per il reato di appropriazione indebita, gli imputati “si appropriavano, grazie a delibere carenti nell’analisi sulla capacità di rimborso degli imprenditori affidati e spesso adottate in assenza dei requisiti di assoluta e improrogabile urgenza, di ingenti somme di denaro“. Per quanto riguarda la posizione di Di Matteo, poi, i pm scrivono che fu “organizzatore e promotore dell’associazione a delinquere”, e “ostacolava le funzioni di vigilanza della Banca d’Italia“. L’ex direttore generale della Banca, inoltre, è accusato di avere erogato, “abusando della sua qualifica”, finanziamenti ad imprenditori “traendo personale profitto da alcune operazioni di finanziamento”.
L’indagine aveva preso le mosse da un altro procedimento, avviato nel 2012, relativo al crac del Gruppo Dimafin dell’imprenditore Raffaele Di Mario, già finito in carcere nel 2011 per bancarotta ed evasione fiscale. Sul crac della Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas), Adusbef – che ha dato incarico agli avvocati Antonio Tanza e Lucio Golino – chiederà la costituzione di parte civile.