Cancellata la pena di 18 anni per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di disastro ambientale, che dice: "Nel processo diritti violati, a Torino teoria del complotto". Ma il pm Guariniello rilancia: "Non è un'assoluzione, adesso apriamo il capitolo omicidi". In fumo tutte le provvisionali I familiari delle vittime in Aula gridano: "Vergogna". Chiamparino: "Profonda indignazione"
La corte di Cassazione accoglie la richiesta del procuratore generale nel processo Eternit: dichiara la prescrizione – maturata già al termine del primo grado nel 2012 – e cancella la condanna a 18 anni al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato. In questo modo sfuma anche la possibilità per i familiari delle vittime e per le comunità locali di ottenere i risarcimenti. Il sostituto procuratore della Suprema Corte Francesco Iacoviello aveva chiesto di dichiarare prescritto il reato di disastro ambientale doloso sottolineando che però Schmidheiny “è responsabile di tutte le condotte che gli sono state ascritte”, aggiungendo che il problema è “che il giudice tra diritto e giustizia deve sempre scegliere il diritto” e che in questo caso diritto e giustizia “vanno su strade opposte”. I fatti sui quali era chiamata a discutere la Cassazione riguardavano avvenimenti dal giugno 1976. La causa, iniziata da circa 6mila parti offese, riguardava la morte di circa 3mila persone. “Basta con l’incubo prescrizione, bisogna modificare le regole” dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Intanto, però, la mancata riforma del codice che langue ancora in Parlamento. Tante le proteste dei numerosi familiari delle vittime presenti nell’Aula magna. “Vergogna, vergogna” hanno detto in tanti, urlando subito dopo la lettura del verdetto. Alcuni hanno anche esposto uno striscione con la scritta “Ingiustizia è fatta”. A parlare è anche Schmidheiny che, dopo essersi definito “un pioniere per aver adottato i metodi più sicuri nella lavorazione dell’amianto”, chiede allo Stato italiano di essere protetto “da ulteriori processi ingiustificati”. Non solo: l’imprenditore svizzero definisce quella del tribunale di Torino “teoria del complotto”.
Cancellate le provvisionali dei risarcimenti
La decisione, spiega il legale di parte civile Sergio Bonetto – difensore di circa 400 parti lese – travolge anche il diritto a tutti i risarcimenti, mentre le provvisionali disposte dalla Corte d’Appello di Torino sfioravano i 90 milioni di euro. Bonetto specifica come la tesi del pg “viene accolta totalmente” perché si definisce la prescrizione, che per il reato di disastro ambientale è di 12 anni, in un arco temporale che va dal 1986 (anno del fallimento della Eternit) al 1998. Il primo grado di giudizio, infatti, è stato celebrato nel 2012, con sentenza di condanna per Schmidheiny e per il barone belga allora 92enne Louis De Cartier De Marchienne, morto poche settimane prima del 3 giugno 2013, quando è stata emessa la sentenza in appello. Proprio nel secondo grado di giudizio la condanna di Schmidheiny era stata portata da 16 a 18 anni.
La Corte ha inoltre condannato Inps e Inail – che avevano fatto ricorso per non essere state ammesse come parte civile dalla Corte di appello di Torino – a pagare le spese legali, la cui cifra non è ancora nota, anche un parente di una delle vittime dell’amianto che era stato escluso dal diritto degli indennizzi. “Per l’Inail – ha detto l’avvocato generale dell’Inail Giuseppe Vella commentando il verdetto insieme all’avvocato Teresa Ottolini che ha difeso l’Inail in Cassazione – i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall’amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo”.
Guariniello: “Il reato c’è, ora apriamo il capitolo omicidi”
Il pm Raffaele Guariniello, che in primo grado e in appello aveva ottenuto la condanna di Schmidheiny ha dichiarato di volere aspettare “di leggere la sentenza”, ma ha aggiunto: “Non bisogna demordere. Non è una assoluzione. Il reato c’è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi”, riferendosi agli oltre duemila i morti per il tumore provocato dall’inalazione di polveri d’amianto.
Tuttavia per il difensore del magnate svizzero, l’avvocato Franco Coppi, la decisione della Cassazione “non è una sconfitta della giustizia”. “L’accusa che era stata formulata era di disastro ambientale doloso – ha aggiunto Coppi – Non si parlava dei morti e per quel tipo di reato sono trascorsi più di 30 anni e quindi la Cassazione ha semplicemente preso atto del fatto che a distanza di così tanti anni non si può condannare nessuno”. Ad ogni modo “la Cassazione non dice che l’amianto è inoffensivo“.
Schmidheiny all’attacco: “Nel processo diritti violati”
Da Zurigo Stephan Schmidheiny commenta, ma soprattutto critica. In una lunga nota dice che la Cassazione “conferma il processo Eternit, nei precedenti gradi di giudizio, si è svolto in violazione dei principi del giusto processo” (ma la prescrizione non è un’assoluzione), aggiunge che “si aspetta che lo Stato italiano lo protegga da ulteriori processi ingiustificati e che archivi tutti i procedimenti in corso” e che “non ha mai assunto un ruolo operativo nella gestione dell’azienda”. Per altro, sottolinea Schmidheiny, il gruppo svizzero è stato il principale azionista di Eternit spa “soltanto per un periodo di circa 10 anni”, periodo in cui “non ha mai ricavato alcun profitto dalla sua partecipazione nella Eternit spa, anzi”.
Secondo Schmidheiny, l’Italia è l’unico Paese che vuole risolvere “la catastrofe dell’amianto” attraverso processi penali contro singole persone. “Personalmente – afferma il magnate svizzero – ho la certezza che l’abbandono anticipato dell’amianto sia la cosa migliore”. Il magnate svizzero affonda poi sui giudici di Torino che “si sono visti costretti a trovare un colpevole”. Nelle loro sentenze hanno costruito “una vera e propria teoria del complotto”, sostenendo che Schmidheiny “per puro profitto avrebbe orchestrato una campagna mondiale al fine di creare confusione nell’opinione pubblica rispetto a questi pericoli”. Come “responsabile effettivo” della Eternit, “avrebbe consapevolmente accettato la morte di migliaia di persone e causato intenzionalmente un disastro che dura sino ad oggi – sostiene la nota – I giudici della Corte di cassazione non hanno condiviso questa tesi”. In realtà, in attesa delle motivazioni della Suprema corte, tutto quello che si sa finora è che Schmidheiny non è stato assolto nel merito, ma la sua posizione è stata prescritta.
Chiamparino: “Profonda indignazione”
“Sono dispiaciuta e amareggiata, ma preferisco aspettare domani prima di aggiungere altro”, ha detto Concetta Palazzetti, sindaco di Casale Monferrato, uno dei centri più colpiti dalla tragedia della Eternit. E anche il governatore della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, esprime “profonda indignazione” per “il fatto che migliaia e migliaia di persone e famiglie siano private del riconoscimento dei danni e delle responsabilità per ragioni che sono poco più che cavilli burocratici. Quando il diritto cozza con le più elementari ragioni di giustizia – ha proseguito – è segno che c’è qualcosa di profondo che non funziona nei meccanismi della giustizia italiana. Il danno provocato dagli stabilimenti piemontesi e italiani dell’Eternit va al di là delle morti finora contabilizzate e allunga la sua ombra sulle generazioni future: alle famiglie delle vittime, alle associazioni che si sono battute in questi anni e a tutti coloro che attendevano un giudizio di giustizia ed equità, vanno la mia solidarietà, il mio sostegno e la mia vicinanza”. E nel corso della giornata tante forze politiche avevano espresso solidarietà ai famigliari delle vittime coinvolti nel processo.