Italia: terra di mare, boschi e colline. E aria inquinata. È il nostro il Paese in Europa con il più alto numero di morti premature per inquinamento da ozono, con circa 3.400 vittime all’anno. Il secondo poi per le polveri sottili, con oltre 64mila morti, preceduta solo dalla Germania, terra di industria pesante, miniere di carbone, acciaierie e industrie chimiche. A dirlo è l’ultimo rapporto Air Quality 2014 dell’Agenzia europea dell’ambiente, che ha raccolto i dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio nei 33 paesi europei dal 2003 al 2012, dando una panoramica della qualità dell’aria e delle conseguenze sulla salute dell’uomo.
Di buone notizie non ce ne sono. Nonostante infatti la riduzione delle emissioni e delle concentrazioni di alcuni inquinanti nell’aria negli ultimi decenni, il rapporto dimostra che l’inquinamento atmosferico è ancora il principale nemico dell’ambiente, collegato a filo diretto con la salute umana. Si parla di milioni di persone con problemi respiratori o cardiaci, costretti ad alternarsi tra il medico di base e il farmacista. E di 400mila morti premature in Europa (dato 2011) per malattie al cuore, ai polmoni o ictus. Questo perché, secondo la relazione, quasi tutti gli abitanti delle città (circa il 95%) vive sotto un cielo inquinato, anche, chiaramente, i bambini. Le percentuali di sostanze inquinanti superano, infatti, nella maggior parte delle 400 città analizzate, i livelli ritenuti non sicuri dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Stiamo parlando di polveri sottili, monossido di carbonio, ossidi di azoto, ozono, metalli tossici, benzene e molto altro. Immessi nell’aria da industrie, auto, rifiuti, agricoltura intensiva. Sono sostanze estremamente pericolose per l’organismo umano ma tutte presenti nell’aria a quantità, in alcune Paesi e città, eccessive. E l’Italia è tra questi. Guardando infatti la mappa delle concentrazioni di inquinamento atmosferico in Europa, risulta essere una zona a bollino rosso. In particolare la Pianura Padana, assediata soprattutto da polveri sottili e ossidi di azoto, che rimane tra le zone più inquinate del continente.
Per quanto riguarda il monossido di carbonio (che è un prodotto della combustione di organici, come carbone, olio e legno), le nove stazioni di misura che hanno superato il limite di legge, sono tutte nel Belpaese. Le situazioni più critiche per le polveri sottili e per l’ozono sono state registrate, oltre che in Italia, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Turchia, Repubblica Ceca, Romania. Mentre per gli ossidi di azoto e il benzopirene (contenuto nel catrame di carbone fossile), ai Paesi citati sopra, si aggiungono anche Austria, Germania, Francia e Regno Unito.
Nel dettaglio, per quanto riguarda l’Italia, l’inquinamento atmosferico è concentrato nelle zone urbane, prevalentemente nel nord. Ma tutta l’aria dello Stivale è seriamente inquinata con concentrazioni eccessive di ozono (anche se in diminuzione) e di biossido di azoto (la cui fonte principale rimangono i veicoli). In aumento poi da nord a sud del Paese – anche se in questo caso la situazione più critica è nei Paesi dell’est Europa – è il benzopirene, aumentato di oltre un quinto dal 2003 al 2012 e che proviene dall’uso urbano di stufe a legna e centrali a biomasse. Le fonti principali di inquinamento in Italia però rimango auto e industrie.
Tutto questo, sottolinea l’agenzia europea, ha un impatto notevole sulla salute dell’uomo. Le persone più esposte all’inquinamento atmosferico sono anche quelle che alzano le percentuali di malattie cardiovascolari e polmonari e quelle, quindi, con la più alta percentuale di morte prematura. I picchi di mortalità si hanno appunto in Italia, in Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Romania, Polonia e Ungheria. Oltre alle preoccupazioni di natura sanitaria, poi, il rapporto solleva anche i problemi puramente ambientali legati all’inquinamento atmosferico, come l’eutrofizzazione, un processo che avviene quando una quantità eccessiva di azoto danneggia gli ecosistemi, mettendo a rischio la biodiversità. “Serve ridurre le emissioni nocive da industria, traffico, impianti energetici e agricoltura – si legge nella relazione – con l’obiettivo di ridurre il loro impatto sulla salute umana e ambiente”.
Immediate le reazioni al report delle associazioni ambientaliste. “I dati dell’EEA – dice Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – sono l’ulteriore conferma di un’emergenza che colpisce il nostro Paese ormai da troppo tempo, con l’area della Pianura Padana, ancora una volta tra le più critiche d’Europa”. Legambiente lancia l’allarme sull’eventuale ritiro da parte della Commissione europea del “pacchetto sulla qualità dell’aria”. “Si tratta di uno strumento fondamentale per aiutare i governi e ridurre l’inquinamento sul proprio territorio e a tutelare la salute dei cittadini – ha sottolineato Zampetti – Ritirandolo si renderebbe più difficoltoso il percorso verso il raggiungimento degli standard idonei di qualità dell’aria e per questo chiediamo al governo italiano di impegnarsi concretamente per una sua rapida approvazione”.