Cinema

“Sarà un Paese”, un film per raccontare l’Italia con gli occhi di un bambino

La pellicola è pronta a uscire nei cinema il 20 novembre in occasione della Giornata mondiale del Bambino e del 25° Anniversario della Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

di Anna Maria Pasetti

“A noi delle vostre lauree e dei vostri master non ce ne frega nulla. E comunque i primi sei mesi di lavoro sono gratis: perché Lei si aspettava una remunerazione?”. In Italia funziona così, o meglio, non funziona. E non servono lauree e dottorati per capirlo: anche i bambini delle elementari sanno che in questo Paese ci sono “sempre più macchine, più discariche, più palazzi o più giovani che partono”. Per fortuna, sempre gli stessi bambini, intuiscono che “noi in Italia oggi siamo nel mezzo: si può fare di meglio ma si può fare anche di peggio”.

Dallo sguardo di uno di questi piccoli, Elia, ingaggiato esattamente a 8 anni, si è generato un lungo viaggio per conoscere i problemi dell’Italia confluito nel primo lungometraggio di Nicola Campiotti, Sarà un Paese. Il film è pronto ad uscire nei cinema il 20 novembre in occasione della Giornata mondiale del Bambino e del 25° Anniversario della Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. E non solo, Unicef Italia – il cui Comitato ha deciso di sostenere il film per “l’alto valore del messaggio contenuto” – lo ha scelto per festeggiare tale importante ricorrenza.

Trent’anni, una laurea in filosofia e un padre (Giacomo) che certamente gli ha fatto scuola col suo cinema attento ai piccoli e ai ragazzi, Nicola Campiotti ha impiegato tre anni per realizzare questo piccolo gioiello con la fondamentale complicità di Elia Saman che gli è rimasto “alunno/attore” fedele per l’intero processo di lavorazione, terminando il film che aveva 11 anni. Il progetto è una felice mescolanza di teatro, cinema documentario e di finzione ed è interamente posizionato sul punto di vista di Elia: da una recita a scuola in cui interpreta l’eroe mitologico fenicio Cadmo, s’incuriosisce al suo viaggio verso la Grecia, ove pare abbia introdotto l’alfabeto, e col fratello maggiore Nicola (lo stesso Campiotti) intraprende un viaggio lungo il Belpaese, scandito in tappe legate ai grandi temi o problematiche della Penisola.

E poiché non c’è nulla di più incoraggiante che osservare un bimbo assorto nei colori di un Mappamondo facendo domande su “chi siamo noi e chi sono gli altri”, il film di Campiotti jr assume la bellezza e la relativa importanza del caso. Le tappe del viaggio partono dalla “I” di Inceneritori e affrontano nell’ordine: “F” di Fabbrica, “D” di Dei, “A” di Altri, “L” di Lavoro, “B” di Beni Comuni, “S” di Sibille, “G” di Governo, “V” di Virtù, “C” di Coraggio ed “E” di Europa. Se la lavorazione è durata tre anni, il viaggio figura durare un anno, ed in esso Elia fa “esperienza” di ognuna delle realtà esaminate, ciascuna portatrice di elementi di criticità, anche drammatici come la morte. Ma è solo passando attraverso tali criticità che il bimbo può crescere – anche dentro a un film – e fare quindi quell’esperienza del “Sé”, alla quale è dedicato il sofisticato capitolo con le Sibille. Spiegare le singole tappe e offrire troppe chiavi interpretative non darebbe giustizia all’ottimo e utile lavoro di Nicola Campiotti: meglio è invitarne alla visione, specie accompagnati dai figli in età da elementari o medie.

Il trailer di Sarà un paese

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