Strade interrotte, colline franate, campi ancora fradici di acqua: è quello che trovo quando nei giorni scorsi arrivo a Gavi, piccolo paese in provincia di Alessandria, culla di antiche cantine, dove produrre vino è la principale attività.
Sono in trasferta per Piazzapulita, le alluvioni delle ultime settimane hanno devastato diverse zone d’Italia, tra cui questa vallata piemontese. Dal 13 ottobre scorso sono già tre le esondazioni che hanno colpito le campagne della provincia procurando importanti danni non solo alle strade, ma anche alle case e alle aziende locali.
E’ lunedì e piove ancora, raggiungo la campagna di Bosio, dove incontro Roberto Ghio, il contadino filosofo. Roberto è laureato in filosofia ma la sua strada è segnata dagli insegnamenti del nonno, viticoltore da generazioni che gli trasmette l’amore per la terra.
Mi ha aperto le porte della sua cantina per farmi vedere i danni subiti dalle ultime esondazioni. L’acqua è arrivata dal retro dell’azienda con una tale potenza da rompere il vetro di una delle finestre. Due metri d’acqua hanno travolto costosi macchinari, cisterne di contenimento e casse di vino già pronte per la distribuzione. Roberto ha salvato le sue botti portandole fuori a nuoto, una ad una.
Non c’è tempo per disperarsi, bisogna ripartire subito, i macchinari vengono riparati, la strada verso i vigneti inaccessibile ripristinata, tutto – ovviamente – a spese proprie. Roberto non è uno che si piange addosso ma vuole far sentire la propria voce. “Bisogna aiutare l’agricoltura di montagna” mi spiega, “è l’acqua che ce lo insegna: la pioggia arriva dal cielo, poi picchia sulle montagne fino a scendere a valle. Le piccole aziende, se sostenute dalle politiche agricole possono fare molto per evitare queste esondazioni”.
Qui invece i viticoltori si sentono abbandonati. “Il Piemonte non sa nemmeno che apparteniamo alla stessa regione”. Una regione che ha sostenuto con finanziamenti pubblici l’industrializzazione metalmeccanica, perdendo di vista la vera risorsa naturale: la propria agricoltura.
In particolare l’agricoltura di montagna rischia di essere penalizzata. E’ molto più complesso e costoso lavorare in pendenza, va quindi incentivata e sostenuta, altrimenti diventa quasi una scelta obbligata abbandonarla per andare a produrre a valle.
Roberto, che concilia il lavoro della sue viti con le parole, ha fondato Piemontemare.it, una rete di piccole aziende familiari “di una zona dove un tempo arrivava il mare antico, l’Adriatico, ma che oggi è orfana di nome”. Lo scopo comune è di far sentire la propria voce tra quelle più forti dell’industria agricola, che produce – guarda caso- a valle.