Quello del confronto con “ogni altro governo” o “ogni altra epoca” era un giochetto che piaceva molto anche all’ex Cavaliere. “Sono in assoluto il maggior perseguitato dalla magistratura di tutta la storia di tutte le epoche del mondo”, la sentenza consegnata agli annali da Silvio Berlusconi il 9 ottobre 2009. Un leit motiv sfoderato a ogni pie’ sospinto dall’ex premier sia negli anni in cui dominava la scena politica, sia dopo la rovinosa caduta dall’altare. Anche a Matteo Renzi piacciono i superlativi assoluti, ma l’attuale numero uno di Palazzo Chigi ha scelto di spostare il confronto sul terreno della conflittualità sociale, quello che più lo infastidisce in questo periodo di lotta al sindacato, voglia di riformare l’articolo 18 e corsa ad approvare il Jobs Act. Piccato dalla decisione della Cgil di indire lo sciopero generale per il 12 dicembre, questa mattina il premier si è azzardato a fornire una stima: “I sindacati che non hanno fatto sciopero contro la Fornero e la riforma di Monti hanno fatto oggi più scioperi che con i governi precedenti – ha scandito il presidente del Consiglio in collegamento telefonico con Rtl 102.5 – se coloro i quali non hanno mai scioperato in passato, oggi scioperano sempre, gli faccio i miei auguri”.
Il governo Renzi, quindi, avrebbe “subito” più agitazioni di “tutti gli altri governi”. E’ davvero così? IlFattoQuotidiano.it ha consultato l’Autorità di garanzia per gli scioperi e ha scoperto che il premier ha preso un abbaglio. Abbiamo chiesto al Garante il numero dei giorni di sciopero effettuati nel comparto pubblico nel corso dei primi 10 mesi di vita dell’attuale esecutivo, per poi metterli a confronto con quelli registrati nello stesso periodo dei tre governi precedenti. Il risultato, per il premier, sarà sorprendente: dall’insediamento dell’ex sindaco a Palazzo Chigi a oggi, si sono verificate meno mobilitazioni rispetto a quanto accaduto durante i governi Berlusconi IV, Monti e Letta. Dal 28 febbraio l’Autorità ha conteggiato 1.027 giornate di sciopero nel comparto pubblico. Dal 28 aprile 2013 al 14 febbraio 2014 (governo Letta) – continua il Garante – i giorni di stop sono stati 1.547; nei primi 10 mesi del governo Monti – si legge ancora nei dati – “sono stati effettuati 1.369 scioperi”; dall’8 maggio 2008 all’8 marzo 2009 – governo Berlusconi IV – i giorni in cui i lavoratori hanno incrociato le braccia sono stati 1.142. Ergo, Renzi ha detto una bugia.
Da alcuni mesi a questa parte il tono è sempre lo stesso, la battaglia contro il sindacato non conosce soste. “Non mi preoccupo di far scioperare le persone ma farle lavorare. Anziché passare il tempo a inventarsi ragioni per fare scioperi, mi preoccupo di creare posti di lavoro”, ha detto Renzi a Rtl, riecheggiando i toni utilizzati in precedenza dai suoi alleati più stretti. Lo sciopero? “Dovrebbe essere molto regolato, prima che tutti lo facciano random – sentenziava alla Leopolda l’amico finanziere Davide Serra – se vogliono aumentare i disoccupati, facciano lo sciopero generale”. Ma anche se la Cgil si prende la piazza, portando con sé anche la Uil (mentre la Cisl continua nella sua politica di isolazionismo e prossimità al governo di turno), “non mi preoccupo – ha concluso Renzi – possono far scioperi ma noi abbiamo promesso che cambieremo e, piazza o non piazza, le cose le cambiamo“.
A questo punto un inglese che conosce la politica italiana direbbe tra sé e sé con aria interrogativa: “It rings me a bell“, queste parole mi ricordano qualcosa. Chi diceva qualcosa di simile? Sempre lui, Silvio Berlusconi. Il governo ”certamente non si fa intimidire da nessun tipo di sciopero”, sentenziava il 17 maggio del 2002 da Madrid l’ex Cavaliere rispondendo al leader della Cgil Sergio Cofferati che ventilava nuove mobilitazioni di piazza dopo quella che il 16 aprile aveva portato tre milioni di persone nelle strade di Roma. Per poi ribadire il concetto il giorno dopo: “Il presidente del Consiglio non cederà mai” di fronte alle agitazioni sindacali, “non si può pensare che con uno sciopero il governo cambi opinione” perché non è questo ciò che ”serve al paese che, invece, ha bisogno di lavoro, di sviluppo”.
Le similitudini sono molte, le argomentazioni in comune anche. “Siamo sicuri che sia una protesta sui contenuti o è soltanto il tentativo di un’azione politica contro il governo?”, la domanda retorica rivolta da Renzi al conduttore radiofonico. Un po’ quello che diceva l’ex Cavaliere l’11 febbraio 2004: “Vorrei ricordare a tutti che ci sono stati molti scioperi che hanno ragioni politiche e non attinenti a motivi del lavoro”. Ma per la perla più splendente bisogna attendere il 5 aprile del 2005, all’indomani della disfatta alle elezioni regionali. Quel giorno l’allora premier sfoderò la calcolatrice: “Gli scioperi sono aumentati di 100 volte“, regalando alle cronache un calcolo spannometrico che ricorda da vicino quello sciorinato a Rtl da Matteo Renzi. “I sindacati sono la cinghia di trasmissione della politica del centrosinistra…”, chiosava Berlusconi. Era il 2005, quando ancora esisteva un centrosinistra e la lotta sistematica volta allo smantellamento del sindacato era di là da venire.