Un gruppo di circa 60 persone attende il presidente del Consiglio in centro. Alcuni esponenti dei centri sociali hanno cercato di sfondare il cordone delle forze dell'ordine, ma sono stati manganellati
Matteo Renzi è arrivato in Emilia per lanciare il suo candidato Stefano Bonaccini per le elezioni regionali. La prima tappa è stata quella di Parma, ma ad accoglierlo l’ennesima contestazione: un presidio di centri sociali, rappresentanti Fiom ed esponenti di Lista Tsipras e Rifondazione comunista. Mentre il premier visitava l’azienda di Paolo Pizzarotti, coinvolto (ha poi patteggiato) nel 1992 nell’inchiesta di tangentopoli per l’appalto dell’aeroporto Malpensa, in centro la polizia caricava un gruppo di manifestanti che ha cercato di sfondare il cordone di sicurezza. Dieci minuti di tensione che hanno costretto Renzi a raggiungere il Comune con un percorso alternativo. Si è fermato poi a parlare per un colloquio privato con il sindaco M5s Federico Pizzarotti, poco prima di intervenire nell’aula del consiglio comunale.
Nel suo tour a Parma nell’agenda del premier non ci sono stati incontri elettorali con il Pd, ma un confronto con i sindaci alluvionati del parmense e soprattutto la visita a tre aziende locali: oltre alla Pizzarotti, la Dallara a Varano Melegari e la Barilla, dove Renzi ha sottoscritto il protocollo sull’alimentazione e la nutrizione in vista dell’Expo. Ma l’attenzione esclusiva alle grandi aziende del territorio è quella che ha innescato la rabbia di sindacati e antagonisti. “Matteo Renzi = presidente di Confindustria”, si leggeva su un cartello della folla di poco più di 60 persone che ha protestato, tenuta a debita distanza dalla piazza del municipio dalle forze dell’ordine. Il presidio si è formato nel primo pomeriggio, ma non era stato annunciato ufficialmente per evitare che fosse bloccato dalla polizia. I manifestanti sono stati fermati a centinaia di metri dal Comune, proprio per evitare che incontrassero il premier, fatto arrivare con l’auto dalla parte opposta rispetto a dove si trovava il gruppo in protesta. In prima fila i sindacati Fiom, Usb e Usi, il centro sociale Sovescio e rappresentanti di Prc, e anche la candidata presidente per le elezioni regionali dell’Altra Emilia Romagna Cristina Quintavalla. “Siamo qui per dire che il Jobs Act e le politiche sul lavoro di questo governo non vanno bene”, spiega Antonella Stasi di Fiom Parma, davanti al presidio con un cartello intorno al collo in cui è scritto: “Matteo Renzi buffone, Marchionne è il tuo padrone”. La manifestazione però è sfociata in lunghi minuti di tensione, quando un gruppo di manifestanti ha tentato di avvicinarsi alla piazza ed è stato caricato dalla polizia in tenuta antisommossa. Un episodio di violenza denunciato da Fiom, che poi ha scelto di togliere le bandiere del sindacato, senza però rinunciare a lanciare accuse su Renzi: “Il premier non è venuto qui per parlare dell’alluvione – ha continuato Stasi – non vuole confrontarsi con i sindacati e i cittadini, ma è qui solo per parlare con i Barilla, i Pizzarotti, i Dallara. Questo la dice tutta”.
A fare gli onori di casa nel palazzo municipale è stato poi il sindaco Pizzarotti, che ha accompagnato Renzi nel suo tour tra Parma e provincia. All’arrivo in municipio il premier ha incontrato privatamente per una ventina di minuti il primo cittadino e la sua giunta, che gli ha presentato alcune istanze riguardanti il Comune, tra cui anche la lettera per scongiurare l’apertura delle porte dell’inceneritore di Parma ai rifiuti di tutta Italia, come previsto dallo Sblocca Italia. “Ai comuni in questo momento serve una risposta perché possono essere il volano della ripresa – ha detto Pizzarotti davanti agli altri sindaci riuniti in Municipio – ci serve risposta economica, ma anche normativa, anche per sbloccare tanti procedimenti. Chiedo un impegno perché non passi l’idea che i sindaci sono quelli che tassano, ma che c’è dietro un governo che li aiuta e li sostiene e per questo ti chiedo un aiuto”. Pizzarotti ha parlato poi del dissesto idrogeologico e dell’alluvione che ha colpito Parma un mese fa. “Ci sono state catastrofi che costano 150 milioni che potevano essere limitati da una cassa d’espansione che noi aspettiamo da anni – ha continuato – avremo avuto danni infinitamente inferiori. In un territorio ferito è questo che ci aspettiamo come risposta del governo”.
Poi è la stata la volta di Renzi, che ha risposto in parte alle polemiche di piazza: “E’ corretto che ci siano perché siamo in democrazia ed è normale che in questo momento ci siano tensioni – ha spiegato in sala del consiglio – Ho scelto di essere a Parma perché è una realtà importante a tutti i livelli. Voi avete delle eccellenze e sono voluto andare nelle aziende dove si possono vedere i risultati dei lavoratori e dove ci sono imprenditori che si vogliono impegnare”. Il piano di salvataggio dell’aeroporto, il settore edilizio da far ripartire non con nuove cementificazioni, ma con il recupero e il riuso sono alcune delle altre promesse del premier, che poi è tornato sul tema del lavoro: venerdì 21 novembre il Jobs act sarà discusso a Montecitorio dopo che nelle scorse ore è stato approvato in Commissione. “Basta dire aziende contro i lavoratori. E’ corretto che ci sia un dibattito, delle critiche al governo. Ma non si deve dividere tra chi lavora e azienda. Di che stiamo parlando? La nostra storia di comunità dice che si lavora insieme”.