Lo ha reso noto l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Nell'est del Paese si continua a combattere: secondo l'ufficio dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani, sono quasi 1.000 le vittime registrare nell’est dell'Ucraina dall’inizo del cessate il fuoco, lo scorso 6 settembre
Soldati ucraini hanno sparato contro un convoglio di osservatori Osce nell’est ucraino ieri vicino a Marinka, località controllata da Kiev, 15 km a est di Donetsk, roccaforte dei separatisi filorussi. Lo rende noto oggi la missione dell’Osce, precisando che gli ispettori hanno lasciato la zona per motivi di sicurezza. Gli osservatori stavano viaggiando a bordo di due veicoli a est di Kurakhovo verso Donetsk, quando uno dei due soldati (“personale in uniforme con elmetto”) a bordo di un camion con un largo box di legno verde ha sparato due colpi verso il convoglio Osce, a circa 80 metri di distanza. I proiettili sono finiti a due metri dal secondo veicolo dell’Osce.
Secondo l’ufficio dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, sono quasi 1.000 le vittime registrare nell’est dell’Ucraina dall’inizo del cessate il fuoco, lo scorso 6 settembre. Di fatto la tregua non ha mai messo a tacere del tutto cannoni e kalashnikov, e dall’inizio del conflitto ad aprile il sangue non ha mai smesso di scorrere nel Donbass, dove – sempre secondo l’Onu – in questi sette mesi di combattimenti sono morte “almeno 4.317” persone tra civili, soldati e miliziani. Mentre 9.921 sono quelle rimaste ferite. La tensione resta quindi altissima alla vigilia del primo anniversario della ‘rivoluzionè di Maidan, che a febbraio ha costretto a una fuga rocambolesca in Russia l’allora presidente Viktor Ianukovich. Domani nel centro di Kiev si svolgerà una manifestazione per ricordare la rivolta e i suoi caduti. E il vicepresidente americano John Biden sarà per l’occasione nella capitale ucraina per incontrare il presidente Petro Poroshenko e il premier Arseni Iatseniuk, considerato legato politicamente a Washington e apertamente a favore di un ingresso dell’Ucraina nella Nato a cui Mosca – accusata da Kiev e Usa di sostenere militarmente i separatisti – è da sempre fermamente contraria.
Alla mossa americana, il leader del Cremlino Vladimir Putin ha risposto indirettamente affermando che le cosiddette rivoluzioni colorate “sono una lezione e un monito” e devono essere evitate. Ma a preoccupare lo ‘zar’ potrebbero essere i risultati di un sondaggio del gruppo sociologico Rating, secondo cui gli ucraini favorevoli all’adesione all’Alleanza atlantica sarebbero in aumento, superando per la prima volta la soglia del 50% (ma non è chiaro quanto nel dato siano comprese le regioni dell’est russofono in mano ai ribelli). Ha invece gettato acqua sul fuoco la cancelliera tedesca Angela Merkel, che oggi dalla Polonia ha dichiarato che la Germania “è consapevole” che “la sicurezza in Europa, almeno nel lungo termine, non può esser garantita senza la Russia”. E anche il nuovo ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che le sanzioni imposte a Mosca “non possono essere l’unico strumento politico dell’Ue” e che per risolvere il conflitto in Ucraina “resta cruciale l’interlocuzione diretta tra Mosca e Kiev”.
Gli spari di ieri contro il convoglio dell’Osce non contribuiscono però di certo a una de-escalation delle tensioni. Mosca ha subito puntato il dito contro il governo ucraino – le cui forze militari erano state chiamate indirettamente in causa per questo episodio dal comunicato dell’organizzazione paneuropea – per questo “incidente vergognoso” tuonando per bocca del portavoce del ministero degli Esteri, Aleksandr Lukashevich, che “la parte ospite è obbligata ad assicurare tutte le garanzie necessarie per i movimenti e il lavoro della missione internazionale di monitoraggio del cessate il fuoco”. Ma Kiev nega che siano stati i suoi soldati a sparare e sostiene che si tratterebbe di “una provocazione” dei separatisti “con lo scopo di screditare l’esercito ucraino”.