Un fascicolo aperto dal procuratore Alessandro Mancini dopo dichiarazioni rilasciate due settimane fa, durante la terza udienza del maxiprocesso sulle morti da Eternit. Secondo il Corriere di Romagna nel registro degli indagati sono già finiti i primi nomi
Amianto e sostanze tossiche sotterrati per anni nella Pialassa della Baiona, una laguna salmastra che si estende per circa 11 chilometri quadrati nell’area compresa tra il corso del fiume Lamone e il porto canale Candiano, a pochi chilometri da Ravenna. La procura ha aperto un fascicolo sull’ipotizzato sversamento di scarti tossici e cancerogeni prodotti dal polo chimico ed eliminati con rischi potenzialmente molto alti. Secondo il Corriere di Romagna nel registro degli indagati sono già finiti i primi nomi.
Un fascicolo aperto dal procuratore Alessandro Mancini dopo dichiarazioni rilasciate due settimane fa, durante la terza udienza del maxiprocesso sulle morti da amianto a Ravenna, da un uomo che fu coibentatore del polo chimico dal ’71 all’88. Parlando con i giornalisti dei possibili effetti della sentenza della Cassazione sul processo ravennate, Mancini ha sottolineato che quest’ultimo “non è solo per disastro colposo, ma anche per omicidio e lesioni colpose. Si tratta di casi per i quali l’ipotetica prescrizione è ancora lontana e confidiamo di arrivare ad una sentenza di primo grado in tempi brevi”.
Il maxi processo è iniziato il 25 giugno scorso quando sono state ammesse una dozzina di parti civili oltre alla 70 circa già ammesse. Sono stati anche unificati il fascicolo principale per le morti e le malattie rilevate su 75 tra lavoratori del petrolchimico e loro familiari con un fascicolo bis aperto per ulteriori tre posizioni di lavoratori (un decesso e due malattie). E infine la richiesta della citazione quale responsabile civile di Syndial spa, società del gruppo Eni. Dei 21 rinviati a giudizio – dirigenti e responsabile di settore dell’epoca – sono venti quelli alla sbarra perché uno nel frattempo uno degli imputati è morto. I profili coinvolti nel fascicolo erano inizialmente 56, ma molti erano deceduti tanto che l’avviso di conclusione indagine era stato notificato a 25 persone, quattro di queste a sua volta morte prima dell’udienza preliminare. L’indagine abbraccia un arco di tempo compreso tra gli anni ’60 e la fine del 2012.
In una delle ultime udienze erano state ascoltate le testimonianze di alcuni ex operai. Tra loro anche chi ha spiegato che gli è stato diagnosticato il mesotelioma già da qualche mese e che è consapevole di non avere più di un anno di vita a disposizione. Alcuni dei testimoni avevano riferito di manipolazione di polveri di materiali contenenti amianto senza le dovute precauzioni. E in merito alle conseguenze, manifestate anche a distanza di tanti anni, uno dei lavoratori ha precisato di essere “quasi alla fine”. “Nessuno sapeva che era pericoloso. E solo dopo ho capito che lavorando con sistemi diversi e più consapevolezza si sarebbero potute contenere le dispersioni“.