Botta e risposta vivace tra Alan Friedman e Salvatore Cannavò, firma de Il Fatto Quotidiano, nel corso della trasmissione “Agorà”, su Rai Tre. Ad accendere le polveri è il giornalista americano che attacca la Cgil: “Quello sull’art.18 è un dibattito sterile, è una questione simbolica e riguarda poche migliaia di italiani. Questo è un momento spettacolare e storico di svolta perché si ha finalmente un primo ministro che ha il coraggio di dire quello che Berlusconi e Salvini direbbero. E cioè che il sindacato non ha argomenti e non ha consenso”. E rincara: “Questa Cgil sta sparando le ultime cartucce. E’ già sconfitta. Lo sciopero generale del 12 dicembre non rappresenta la maggior parte dei lavoratori italiani, ma un partitino di pensionati che vogliono conservare i propri privilegi. La Camusso” – continua – “mi ricorda il capo dei minatori britannici degli anni ‘80, sconfitto dalla Thatcher. Landini è più showman che sostanza. Ho avuto con lui uno scazzo in un talk show. Credevo che fosse più moderno e pragmatico e invece l’ho trovato leggermente più presentabile della Camusso. Ma questi signori sono sconfitti”. Cannavò osserva: “L’art. 18 sarà sicuramente cambiato, un dato di fatto politico. Ma questo non implica che tale vicenda non influirà sulla politica e sul Pd. La partita va guardata un po’ più a lungo periodo”. E spiega: “Farei un paragone storico col 2002, quando il sindacato non era in condizioni positive, perché aveva perso i rapporti con la sua base, ma la battaglia con Berlusconi rivitalizzò il sindacato”. Il giornalista poi replica a Friedman: “Non voglio fare la difesa della Cgil, ma il suo è un attacco sconsiderato. Il sindacato ha fatto le sue proposte, basta leggerle. E ci sono. La Camusso ha presentato un piano del lavoro e nessuno le ha mai detto cosa ne pensa”. Friedman ribatte: “Non era formulato nulla. Era solo una serie di ‘no’. Vedi proposte fantasiose”. “No, il piano della Cgil consiste in una serie di proposte politiche” – controbatte Cannavò – “Vi possono non piacere, ma non potete dire che non esistono” di Gisella Ruccia
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