"Schmidheiny non può essere processato per omicidio". Così Astolfo Di Amato, avvocato difensore dell’imprenditore svizzero, sull'inchiesta della Procura di Torino per omicidio volontario dopo la clamorosa prescrizione. La Cassazione intanto conferma la condanna per i dirigenti della Fincantieri di Palermo
“Non si può essere processati due volte per lo stesso fatto”. Questa l’opinione di Astolfo Di Amato, avvocato difensore dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato al processo per disastro ambientale, cancellando la condanna a 18 anni e impedendo la richiesta di risarcimento ai familiari delle vittime. Il principio indicato dal professore, che assiste Schmidheiny insieme al collega Franco Coppi, è noto fra i giuristi come ne bis in idem. “I fatti elencati dalla procura di Torino nell’inchiesta per omicidio volontario, condotta dai pm Guariniello e Colace – spiega Di Amato – sono gli stessi che sono stati portati al vaglio della Cassazione nell’ambito del processo per disastro doloso. Vengono solo riproposti in modo diverso”. “In ogni caso – precisa l’avvocato – anche queste accuse sono infondate nel merito. Schmidheiny si è sempre adoperato per la protezione dei lavoratori della Eternit e delle popolazioni delle città in cui sorgevano gli stabilimenti”.
E solo due giorni dopo il clamore per la sentenza Eternit, la Cassazione ha confermato la condanna per omicidio colposo a carico di tre ex dirigenti della Fincantieri di Palermo per la morte di 37 operai a causa del tumore per l’amianto, confermando i risarcimenti ai familiari delle vittime, all’Inail e alla Fiom. La IV sezione penale ha ridotto le condanne per Luciano Lemetti (da 4 anni e 2 mesi a 3 anni e 6 mesi), per Giuseppe Cortesi (da 3 anni e 5 mesi a 3 anni e 1 mese), e Antonino Cipponeri (da 2 anni e 8 mesi a 2 anni, 7 mesi e 10 giorni). La prescrizione è scattata invece per gli omicidi colposi avvenuti tra il 1998 e il 2000. Malgrado qualche lieve modifica, è stato quindi confermato, in sostanza il verdetto del 6 novembre 2012 della Corte di Appello di Palermo.
Non si placano intanto le polemiche sul caso Eternit, dopo che la Cassazione ha dichiarato la prescrizione per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny. Una delle tre inchieste che lo riguardano condotte dai pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace indaga per la morte di mesotelioma di 256 persone: l’accusa è di omicidio volontario. Alberto Oggè, presidente della Corte che aveva emesso il verdetto d’appello sulla vicenda Eternit è convinto che la sentenza da lui emessa verrà rivalutata. Secondo il giudice, oggi in pensione, “la Corte di Cassazione ha ritenuto che l’evento si fosse materializzato ed esaurito quando ha cessato di operare la causa dell’inquinamento”. Il sindaco di Casale Monferrato, Titti Palazzetti, dopo aver proclamato il lutto cittadino, ha attaccato la corte di Cassazione: “Poteva anche interpretare il diritto in modo più innovativo, invece ha costretto all’ingiustizia migliaia di vittime”. Il primo cittadino del comune alessandrino, dove si sono registrate diverse morti a causa dell’eternit, ha ricevuto la solidarietà del collega di Roma, Ignazio Marino, e annunciato il ricorso alla Corte europea di Strasburgo. In un’assemblea cittadina è stato rivelato che a soli due giorni dalla sentenza della Cassazione si sono registrate già due morti per mesotelioma. Il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, ha dichiarato che la Regione si costituirà parte civile ai nuovi processi.