Altri spiegheranno come sia stato possibile arrivare, dal punto di vista del diritto, al “tana libera tutti” per i responsabili del massacro della Eternit. Sicuramente si scoprirà che il colpo finale è venuto anche da quella norma ad personam fortemente voluta dall’ex a cavaliere e dai suoi scudieri, alcuni dei quali fingono postumo sdegno per la sentenza della Cassazione. Sia come sia resta lo sconcerto e la rabbia per una sentenza che, comunque la si voglia leggere, rappresenta un oltraggio alla memoria di chi non c’è più e alla dignità dei familiari che non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia.
Del resto la storia di Casale Monferrato non è una delle tante, ma il simbolo di una comunità segnata e distrutta dal cinismo di chi, per accumulare i profitti, non ha esitato a mettere a rischio la pelle dei lavoratori, dei loro parenti e di quanti, comunque, hanno respirato i fumi della morte. Persino la sentenza della Cassazione non ha messo in discussione questa vergogna, si è limitata a prendere atto degli anni trascorsi e ha scritto la parola ‘fine’.
Per fortuna il finale è stato respinto non solo dai familiari e dai loro avvocati, ma anche da milioni di cittadini che hanno fatto sentire la loro voce. La prescrizione etica non è ancora legge dello Stato, e per questo ora più che mai spetterà a ciascuno di noi dare volto e voce ai singoli che chiederanno giustizia per i loro cari ammazzati dall’amianto; come ha già preannunciato Raffaele Guariniello, il giudice che ha dedicato la sua vita all’impegno contro le morti da e sul lavoro. Le donne e gli uomini di Casale, passate queste ore di nuova sofferenza, torneranno a reclamare giustizia e lo faranno non solo per il rispetto dovuto a chi non c’è più, ma anche per impedire che quello che hanno subito loro possa toccare anche ad altre comunità (magari a quella di Taranto dove si sta per celebrare un processo molto simile).
Il comune di Casale Monferrato ha deciso di proclamare il lutto cittadino e noi di Articolo 21 li abbiamo accompagnati listando a lutto il sito e chiedendo anche ad altri di associarsi, di non lasciare solo chi ha condotto una dura battaglia per i diritto di tutti al lavoro e alla salute.
Quanto ai prescritti, che forse se la stanno ridendo in qualche paradiso fiscale, ora dovranno solo sperare che non esista quella che i credenti chiamano “Giustizia Divina“, perché da quelle parti la prescrizione non è prevista e le condanne sono sempre in via definitiva.