Il 25 novembre, in tutto il mondo, sarà commemorata la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne in ricordo dell’assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana durante il regime di Rafael Leonidas Trujillo.
Dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha reso istituzionale questa giornata invitando tutti i Paesi a promuovere una sensibilizzazione mediatica, culturale e sociale nei confronti della violenza di genere, sollecitando l’intera popolazione mondiale ad una riflessione collettiva.
Secondo lo studio redatto nel 2013 dalla World Health Organization (WHO), la violenza fisica o sessuale colpisce più di un terzo delle donne nel mondo (35%), e quella domestica, inflitta dal partner, è la forma più comune (30%). In verità, i dati sono ancor più allarmanti se si considerano tutti quei casi non rilevati per via di una mancata denuncia.
Il Paese dove le donne sono più a rischio è il Sud-est asiatico, dove più della metà (58,8%) degli omicidi avviene per mano di mariti, fidanzati o compagni. A seguire troviamo i Paesi ad elevato reddito (41,2%), tra questi vi è anche l’Italia; le Americhe (40,5%) e infine l’Africa (40,1%).
La violenza contro le donne rappresenta quindi, a tutti gli effetti, un problema mondiale di salute pubblica ed è possibile considerarla una tra le maggiori violazioni dei diritti umani che conosciamo al giorno d’oggi.
Il rapporto fornito dalla WHO sulla situazione mondiale relativa alla violenza di genere costringe quindi i governi di tutto il mondo a confrontarsi con le proprie responsabilità. Queste violenze, culturalmente e socialmente occultate, continuano a essere accettate, tollerate o giustificate, e la mancanza di azioni di promozione e preventive dei diritti delle donne è spesso la regola.
Il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea, già nel 2011, hanno dato vita alla Convenzione di Istanbul, uno strumento che vincola giuridicamente gli Stati in materia di violenza di genere allo scopo di favorire la prevenzione e il superamento di questa emergenza sociale. In Italia è stata introdotta nel 2009 la legge antistalking e varata nel 2013 la legge n. 119 che rende penalmente più incisivi i reati di maltrattamento in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori e contiene strumenti di protezione, ma nonostante questo i casi di violenza in Italia continuano a salire.
È quindi fondamentale partire dalla base, lavorare sulla eliminazione degli atteggiamenti stereotipati circa i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia, nella società e nell’ambiente di lavoro ed è necessario disporre e rispondere concretamente con strumenti adeguati a proteggere le vittime.
Centinaia sono quindi le iniziative organizzate in tutta Italia per dire “no” alla violenza di genere.
A Roma, l’Istituto di Sessuologia Clinica partecipa a questa importante campagna di sensibilizzazione offrendo il suo servizio di consulenza telefonica gratuita. Il 25 novembre dalle 15:00 alle 19:00, chiamando i numeri 0685356211 e 0685355507, i consulenti dell’Istituto forniranno orientamento, informazioni e supporto su questo tema. Inoltre, proprio martedì 25 novembre, si svolgerà presso l’Istituto un seminario d’approfondimento gratuito e aperto a tutti gli interessati che tratterà la violenza di genere e i sex offenders.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito internet: sessuologiaclinicaroma.it
Ringrazio la dott.ssa Emanuela Napoli per la collaborazione fornita per questo articolo