Come sempre accade quando la stampa italiana si impossessa di un fenomeno, di un argomento, di un problema sembra quasi che il tema trattato non abbia un passato. Così è anche per la questione degli alloggi popolari che, improvvisamente, sono diventati materia tanto incandescente quanto fumosa, e ragione per individuare pericolosi nemici:  nemici, intendiamoci, che simboleggino caos e distruzione. Gli anarchici e gli antagonisti sono perfetti, a tal fine.

Ed ecco ridurre la questione delle occupazioni abusive e della dilagante morosità ad un manipolo di facinorosi che si frappone tra le voglie legalitarie di coloro che per decenni hanno fatto finta di nulla e quelle di reale giustizia ed equità di persone in lista, anche loro da decenni, per l’assegnazione di una casa.

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Il codice penale, si sa, è fatto ad immagine e somiglianza di un pensiero dominante: punisce chi occupa una casa e non chi tiene disoccupata quella stessa casa. Chi cerca di dare soddisfazione ad un bisogno e non chi nega quel bisogno. Ma questa è altra storia.

Partiamo dall’inizio: gestione pubblica di un immenso patrimonio immobiliare (case edilizia popolare e del Comune) che si coniuga con scellerate scelte politiche. La Regione Lombardia decide che sotto una certa metratura gli alloggi non sono agibili. Migliaia di alloggi di 28 metri quadri escono, in omertoso silenzio, dal mercato delle case a prezzo calmierato: uscendone ne inizia il precoce invecchiamento che le renderà inagibili, non solo per la legge, ma anche per le condizioni strutturali. Mentre si sgonfia il patrimonio immobiliare si gonfia l’ente che lo gestisce fino ad arrivare a ben 1300 uomini e donne che vi lavorano.

Nel corso di questi venti anni di accurata gestione del centrodestra, aumenta il tasso di morosità e rallenta il passo con cui si assegnano le case che si liberano o che, con il contagocce, si ristrutturano. Le cartolarizzazioni di interi palazzi rappresentano l’interesse esclusivo dei vari dirigenti che si sono succeduti al comando dell’Aler milanese (Azienda Lombarda edilizia residenziale).

Le domande regolari per entrare in graduatoria aumentano parallelamente alle case e agli edifici che rimangono chiusi in attesa di regolare assegnazione. Inizia a diffondersi anche il malvezzo, ampiamente comprensibile, di occupare le case “dimenticate chiuse” dalla azienda. E arriviamo ad oggi con l’individuazione dei veri colpevoli che sono, appunto, gli anarchici, qualche rom, la genia dei pregiudicati e chiunque in odore di sfiga vera. O per censo o per mancato guadagno.

Tuttavia i residenti regolari che abitano case fatiscenti con coinquilini, talvolta, ingombranti di ragioni ne hanno da vendere quando si lamentano e quando si esasperano. Ma ciò che non può essere venduta è la rappresentazione giornalistica o televisiva di guerra tra legalità ed illegalità se, all’interno di quest’ultima, non si elencano con minuzia di particolari le ragioni che hanno portato a questo sfascio: ed insieme alle ragioni, le responsabilità, che come sempre hanno nome e cognome.

Sarebbe quindi interessante chiedere a Salvini dove fossero lui e Maroni, quando avveniva questo scempio. Potranno, più di me, chiedere agli assessori leghisti ed anche ai vertici da loro imbullonati al comando dell’Aler, chiarimenti su quanto accaduto. Perché le vere violazioni di legge, in questo caso, non avvengono in strada, ma ai piani alti della capitale lombarda.

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