Il film musicale sarà proiettato il 23 novembre all'Auditorium parco della musica, di Roma. "La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso...", disse il cantautore.
“Mi sento più contadino che musicista. Questo è il mio porto, il mio punto d’arrivo. Qui voglio vivere, diventare vecchio…”. Così parlò il più grande cantautore della nostra storia patria, volato via troppo presto, ormai quasi vent’anni fa: Fabrizio De André. Che in Gallura, nell’Agnata, nella Sardegna più profonda e ancestrale volle rifissare le sue radici. Ne amava la natura aspra e incantata, le leggende impastate di millenni sempre uguali, i colori e le sensazioni sconfinate. Quell’aria capillarmente pre-moderna, e quell’indigenza rurale che poteva farsi disumana, ferina, da pura legge della giungla. I verdi pascoli ma anche gli hotel Supramonte, e i figli del temporale. Fabrizio conobbe presto il lato oscuro del suo sogno: il 27 agosto del 1979, insieme alla sua compagna Dori Ghezzi, fu rapito e tenuto segregato per centodiciassette giorni dai banditi dell’Anonima Sequestri. Ma poi Lui, sempre dalla parte degli ultimi, degli umiliati e offesi, si strinse ulteriormente alla sua Sardegna. Perdonò, e sublimò, dedicandole forse i suoi album più belli, “L’indiano” e “Crêuza de mä“.
Adesso un documentario m”tranche de vie” familiari di un De André che smessi i panni semi-pubblici vestiva quelli senza tempo dell’allevatore e del contadinousicale di Gianfranco Cabiddu, prodotto da Clipper Media insieme a Rai Cinema, riavvolge il nastro di quel legame unico, speciale, intriso di poesia e colossale umanità. Domenica sera, 23 novembre, alle 21, all’Auditorium Parco della Musica di Roma ci sarà la proiezione in anteprima di “Faber in Sardegna“. Parteciperanno, tra gli altri, tra ricordi e tributi musicali, Dori Ghezzi, Cristiano De Andrè, Paolo Fresu, Danilo Rea, Rita Marcotulli e Maria Pia De Vito. “Faber in Sardegna” propone immagini d’archivio che lo ritraggono all’Agnata”. E poi il presente, illuminato da quel collettivo di musicisti che ogni anno si raduna all’Agnata per una serie di concerti unplugged, messi su per il mero piacere di cantare insieme le sue canzoni: oltre a Fresu e a Cristiano De André e agli altri sopra citati che interverranno domenica, del giro fa parte anche, per dirne uno, Gianmaria Testa.
“Quando arrivai in Sardegna e acquistai la casa a Portobello di Gallura, mi innamorai subito sia della natura che della gente… La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso…”. Disse Faber a proposito della sua nuova Genova. “La Sardegna è un luogo dove le tensioni sociali esistono. Ma sono temperate dal contatto diretto con la natura e da una profonda moralità e ospitalità. Per quanto strano possa apparire, anche questo ho trovato nei nostri carcerieri”.
Appuntamento domenica sera nell’Auditorium del suo amico Renzo Piano. Biglietti a 12 euro.