Le sanzioni per la crisi ucraina sono servite per provocare “un cambiamento di governo“. Sono accuse pesanti quelle del ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov contro Stati Uniti ed Europa, che inaspriscono il già difficile dialogo tra Mosca e l’Occidente. Secondo il capo della diplomazia del Cremlino, se prima le sanzioni erano colpivano l’élite russa in modo mirato, senza danneggiare il sistema economico e sociale del Paese, oggi l’atteggiamento europeo e americano è cambiato:”I leader occidentali mirano a distruggere l’economia e provocare proteste popolari”. Il loro vero obiettivo, secondo Lavrov, è quindi quello di destabilizzare il Cremlino, influenzando dall’esterno la politica russa.
Le accuse di Lavrov, intervenuto a una seduta del Consiglio consultivo sulla politica estera e di difesa, sono le stesse ribadite giovedì scorso da Putin, che ha avvisato del pericolo che Usa ed Europa possano piazzare politici facilmente manovrabili sulle poltrone più importanti di altri stati dell’ex Unione Sovietica: “Le cosiddette rivoluzioni colorate filo-occidentali – ha tuonato il leader del Cremlino – sono una lezione e un monito. Devono essere evitate“.
Le reazioni di Mosca arrivano dopo le pesanti accuse mosse da Kiev. “Nel sud-est del Paese, dilaniato dalla guerra – ha denunciato il ministro della Difesa ucraino, Stepan Poltorak – sono presenti ben 7.500 soldati russi. La guerra civile tra filo-occidentali e filo-russi, iniziata ad aprile, è ancora in piena continuazione, nonostante la tregua firmata a Minsk lo scorso settembre. L’Onu stima che dall’inizio del conflitto sono morte più di 4.300 persone, di cui addirittura mille negli ultimi due mesi e mezzo. L’Ucraina e i suoi alleati occidentali accusano da mesi la Russia di sostenere militarmente i separatisti fornendo loro armi e inviando persino propri soldati a combattere. Il Cremlino continua però a negare ogni coinvolgimento nel sanguinoso conflitto del Donbass.
La tensione con l’Occidente si protrae anche a colpi di dichiarazioni ufficiali. Lavrov ha risposto per le rime anche al vice presidente Usa Joe Biden, che, in visita a Kiev, aveva minacciato: “Se continueranno le azioni provocatorie di Mosca in territorio ucraino, la Russia affronterà un maggiore isolamento“. Frasi che “non meritano neanche di essere discusse” – ha commentato il ministro degli Esteri di Mosca. Ma se il Cremlino si mostra determinato, neanche Washington sembra demordere: “La Russia – ha affermato il numero 2 della casa Bianca – pagherà un prezzo più elevato, con nuove sanzioni, in caso di un’ulteriore escalation della guerra nel Donbass“: un avvertimento che giunge proprio mentre le misure restrittive stanno già mettendo in ginocchio l’economia di Mosca e – complice il calo del prezzo del petrolio – da inizio anno hanno fatto perdere al rublo quasi un terzo del suo valore nei confronti dell’euro.