Chiamati alle urne quasi 5 milioni e mezzo di elettori, ma secondo gli ultimi sondaggi uno su due sarebbe intenzionato a restare a casa in due regioni nei quali i governi sono caduti per questioni giudiziarie
Il vero rivale nel test elettorale che chiama alle urne quasi 5 milioni e mezzo di elettori tra emiliano romagnoli e di calabresi è l’astensionismo. Emilia Romagna e Calabria sceglierano domani, 23 novembre, i bonacnuovi presidenti e i nuovi consigli regionali. Un elettore su due, secondo tutti gli ultimi sondaggi, sembrerebbe intenzionato a rimanere a casa. Così oltre agli appelli a non disertare le urne, ci sono quelli a non considerare l’esito del voto un test per governo o partiti evitando al contempo di cadere nella tentazione di fare del risultato regionale una proiezione a livello nazionale. La sfida delle due regioni è infatti principalmente da giocarsi contro la disaffezione verso la politica evidenziata in questo caso dai motivi del voto anticipato dovuto in entrambi i casi – pur dai contorni assai diversi – dalle dimissioni dei governatori per questioni giudiziarie.
L’incognita non è tanto chi vincerà, ma come e quanto i numeri potranno legittimare questa vittoria. Lo stesso presidente del consiglio Matteo Renzi, dal palco del comizio di chiusura a Cosenza, ha chiesto di non restare a casa perché “la regione ed il Paese non si salvano da soli”. Ma paese e Regioni, ha anche scandito il capo del governo, devono restare ben separati. Se “qualcuno vuole fare un test di come stanno i partiti, a me va bene: negli ultimi mesi il Pd ha vinto le partite in Regioni che erano del centrodestra, come in Piemonte, Sardegna e Abruzzo. Se domenica vogliono dire come sta il Pd sarò felice, ma non darei una lettura nazionale” di questo voto. “E non la darò io stesso se, come spero, vinciamo”.
Tuttavia, se il voto regionale non è da considerare un test sul governo, rappresenta in ogni caso una sfida per i partiti e un termometro sul loro stato di salute. Dal risultato dell’Emilia Romagna ci si aspetta di vedere se veramente la Lega Nord riuscirà ad accaparrarsi maggiori voti rispetto a Forza Italia e contemporaneamente a superare il M5s; condizioni che, anche se lasciassero al centrosinistra la regione rossa per eccellenza, sarebbero sufficienti per Matteo Salvini ad accreditarsi come candidato leader del centrodestra e ad iniziare la sua “marcia” verso Roma. Test vero anche per i Cinque Stelle di Beppe Grillo che a sorpresa ha chiuso la campagna elettorale a fianco della candidata Giulia Gibertoni.
In Calabria le dinamiche sono più complicate, ma c’è da capire se il vincitore delle primarie, Mario Oliverio, bersaniano, riuscirà a non perdere per strada i voti “renziani” e a strappare al centrodestra (diviso) l’ennesima Regione. Qui i Cinque Stelle dovranno invece riscattare il risultato delle Comunali di Reggio Calabria – a fine ottobre – quando non superarono il 2,5%.