Il referendum per l’indipendenza dello scorso 18 settembre non è servito a soddisfare la volontà di “separatismo” (così viene chiamato nel Regno Unito) di chi abita a nord del Vallo di Adriano. Ma da lunedì 24 novembre gli scozzesi che intendono staccarsi da Londra avranno un loro giornale e una voce in più. The National, il primo vero e proprio quotidiano indipendentista scozzese, è pronto a partire. Pubblicato da Herald and Times, una società in parte di proprietà americana, verrà lanciato con una tiratura di 50mila copie, a un prezzo molto competitivo nel panorama informativo britannico, 50 pence (circa 63 centesimi di euro), mentre in genere un giornale nel Regno Unito costa, in media, una sterlina e cinquanta. Il banner sotto il titolo di questa testata da 32 pagine è chiaro ed esplicito: “Il giornale che supporta una Scozia indipendente”. Così, mentre Alex Salmond, ex primo ministro di Edimburgo e promotore del referendum, è uscito ufficialmente di scena (anche se continuerà a lavorare da dietro le quinte), lo Scottish National Party ottiene per la prima volta una voce tutta sua, forte anche di un nuovo traguardo: da poco ha superato gli 80mila tesserati, tanto, tantissimo in un Paese come il Regno Unito dove pochissima gente fa politica attiva.
Finora, a parte un domenicale, la quasi totalità della stampa scozzese si è sempre ben guardata dal supportare le tesi degli indipedendentisti. Il partito di Alex Salmond – ora guidato dalla nuova prima ministro, Nicola Sturgeon, che è anche la prima donna a governare sulla Scozia – aveva anche dato la colpa alla stampa dopo la sconfitta al referendum che aveva eccitato gli indipendentisti di mezzo mondo, dai catalani ai fiamminghi, ai sardi. Ora, appunto, arriva The National, classificato come “tabloid” e che quindi avrà un taglio molto “spregiudicato”, di sicuro più dei quotidiani cartacei tradizionali. L’editore dal canto suo ha fatto sapere di aver risposto “alle richieste degli scozzesi di un giornale che sostenesse l’indipendenza”. Anche un’operazione commerciale, quindi, per nulla mascherata. Del resto il mercato pare esserci in Scozia, dove comunque una buona parte della popolazione (anche se non la maggioranza, almeno stando al risultato della consultazione di settembre) è assolutamente a favore delle tesi degli indipendentisti.
Finora, appunto, solo un domenicale, il Sunday Herald, si era mostrato pro-indipendenza, facendo registrare in un anno, quello precedente al 18 settembre, un aumento nelle vendite del 111%. Chiaramente, lo Scottish National Party non è affiliato al giornale, politica e giornalismo nel Regno Unito vanno, almeno apparentemente, su strade separate e non esistono dei veri e propri giornali di partito. Herald and Times ha comunque fatto sapere che il nuovo quotidiano sarà soggetto a un periodo di prova e che, se le vendite dovessero essere soddisfacenti, si proseguirà nella pubblicazione. Intervistata dal Guardian, una fonte interna allo Scottish National Party ha fatto sapere che “il momento è quello giusto”. Il partito va avanti come un treno e la Scozia cerca di cambiare rotta: la premier Sturgeon ha infatti come dichiarato obiettivo quello di svecchiare il panorama politico scozzese e ha iniziato formando un governo fatto da cinque uomini e cinque donne di diversa estrazione sociale, in piena parità, cercando di scalfire il maschilismo e il classismo che ancora regna nelle stanze del potere in Gran Bretagna.
Ora bisognerà capire se le tesi indipendentistiche verranno sposate anche nelle edicole. In tempi di crisi per la carta stampata, anche nel Regno Unito, la partita è tutta da giocare. Ma c’è quell’obiettivo esplicito degli indipedentisti, riproporre un referendum in un futuro non ancora precisato, che sicuramente darà benzina al motore degli orgogliosi scozzesi.