Attaccati diversi portali. Pubblicate mail private e dati personali. Gli hacker hanno espresso solidarietà alle "vittime di Stato". Capece, segretario del sindacato Sappe: "Se ti schieri, vai incontro a dei rischi"
Gli hacker di Anonymous attaccano la polizia. A tre settimane dalla sentenza Cucchi, che ha definitivamente assolto gli agenti carcerari accusati di aver provocato la morte del ragazzo il 15 ottobre 2009, gli hacker hanno violato molti database delle forze dell’ordine, pubblicando centinaia di dati personali, e-mail e allegati in solidarietà “alle vittime di Stato“. “Nulla risarcirà il dolore dei familiari – hanno scritto – tuttavia con questa azione Anonymous li stringe metaforicamente a sé cercando almeno di costringere le forze dell’ordine, pecore sanguinarie in divisa alla trasparenza”. L’attacco dei pirati informatici fa parte dell’ Operation green rights, organizzata a livello europeo, che ha scelto il 22 novembre come giornata internazionale contro la violenza della polizia e l’oppressione dei governi.
Tra i siti colpiti, quello ufficiale della polizia penitenziaria e i portali di vari sindacati delle forze dell’ordine: Coisp, Siap, Ugl – Polizia di Stato, Siulp, Consap, Lo Scudo, Nsp e Sappe, il sindacato nazionale della polizia penitenziaria. Proprio dal sito del Sappe, lo scorso 19 novembre, era stata scritta una lettera aperta ad Anonymus, sicuri di un attacco degli hacker in merito alla sentenza Cucchi: “I nostri colleghi finiti sul banco degli imputati, prima, e sulla gogna mediatica poi, sono innocenti sotto qualunque profilo si voglia inquadrare la vicenda: quello giudiziario, quello sociale o quello morale”. La violazione da parte dell’organizzazione si è puntualmente verificata, come annunciato.
Nei siti, l’organizzazione anonima ha scritto che dal 2002 al 2012 ci sono stati quasi mille morti nelle carceri italiane e chiede “una legge contro la tortura da parte delle forze dell’ordine, che tuteli, al contrario di quanto avviene oggi, chi si trovi sotto la custodia degli agenti”, ricordando, tra gli altri, i casi Cucchi, Aldrovandi, Giuliani. Parole violente anche contro la magistratura, accusata di essere “funzionale agli interessi dello Stato, suprema espressione dei padroni, con sentenze abominevoli”. Lo Stato, invece, “ha interesse a mantenere forze dell’ordine fasciste“. I pirati simboleggiati dalla maschera di Guy Fawkes hanno inoltre elencato le “rivendicazioni” a livello politico per risolvere le ingiustizie legate alle carceri, chiedendo “una continua video sorveglianza nelle questure e nelle prigioni e leggi che permettano di espellere dalle forze dell’ordine e di punire adeguatamente chi tra gli agenti si sia macchiato di maltrattamenti”. Il messaggio si conclude con il consueto slogan-firma di Anonymous: “We are Anonymous. We are legion. We do not forgive. We do not forget. Expect us”.
Donato Capece, il segretario generale del Sappe, ha parlato di “attacco assurdo e ingiustificato, un lungo sproloquio su eventi drammatici che vengono strumentalizzati per fini tutt’altro che di verità, giustizia e trasparenza. Gli hacker si guardano bene dal dire che negli ultimi vent’anni le donne e e gli uomini hanno sventato oltre 17mila suicidi di detenuti in carcere e sono intervenuti tempestivamente negli oltre 125mila atti di autolesionismo di altrettanti detenuti. Non saranno questi attacchi anonimi e vigliacchi – ha proseguito Capece – a fermarci, perché noi non abbiamo nulla da nascondere. Certo, è significativo che abbiano colpito noi e non altri. È evidente che, se ti schieri, vai incontro a dei rischi”.