Un uomo è stato ucciso dopo una violenta lite all’uscita di una discoteca nella periferia di Genova, nella notte di sabato. La vittima, un ventenne di origini ecuadoriane, si trovava davanti al “Las Vegas”, nel quartiere Campi, quando, intorno all’alba, è scoppiata una maxi rissa che ha coinvolto una sessantina di persone. Non è escluso che si tratti di un regolamento di conti tra due pandillas, le bande sudamericane, i cui membri hanno tirato fuori mazze, spranghe e coltelli. La vittima è stata colpita con una coltellata tra il polmone e il cuore ed è stato trasportato, invano, all’ospedale San Martino. Un ventiquattrenne, anch’egli ecuadoriano, è stato accoltellato alla gola e versa in gravi condizioni al “Villa Scassi” del quartiere Sampierdarena. Nella rissa è rimasta ferita anche una ragazzina colpita al volto da una bottigliata che le ha fatto perdere tutti i denti e le ha fratturato la mascella.
Il ragazzo ricoverato al “Villa Scassi” ha accusato un ventenne, anch’egli ecuadoriano, con regolare permesso di soggiorno, che è stato rintracciato insieme ad altri tre connazionali e accompagnato in Questura dove si trova sotto interrogatorio da parte degli agenti della sezione omicidi della Squadra mobile. Durante l’interrogatorio, il 20enne ha confessato l’omicidio. “L’ho ucciso perché dovevo vendicare un mio amico” ha detto il ragazzo che, trovato a passeggiare per strada, ha detto di aver buttato il coltello nel fiume. Il magistrato di turno ha deciso di accusarlo di tentato omicidio e omicidio volontario aggravato e ne ha disposto il trasferimento in carcere a Marassi.
Quello di stanotte è solo l’ultimo di una serie di episodi di violenza che caratterizzano le periferie genovesi. Sabato, nel quartiere Sampierdarena è stata organizzata una marcia in cui i cittadini hanno chiesto più sicurezza per una zona dove sono stati chiusi di recente dei locali in cui si verificavano regolarmente casi come quello del “Las Vegas” (per cui la Questura, settimane fa, aveva emesso un’ordinanza di chiusura temporanea), spesso teatro di risse e accoltellamenti. “Non vogliamo essere additati come il Bronx” hanno detto i cittadini, che hanno spiegato che la multiculturalità delle periferie genovesi deve essere utilizzata come un valore e non come simbolo di degrado che sfocia in atti di violenza.