Avrebbe favorito un noto boss della malavita locale facendolo assumere, all’interno di un programma di recupero, come guardiaparchi aggirando la graduatoria predisposta dai servizi sociali: con questa accusa Francesca Zaccariotto – volto noto della Lega nord, presidente della Provincia di Venezia, sindaco per più di dieci anni di San Donà di Piave – è stato richiesto il rinvio a giudizio dai pm veneziani Carlotta Franceschetti e Walter Ignazitto.
La vicenda nasce un anno fa da una inchiesta per un traffico di droga, compiuta dai carabinieri di Venezia che aveva arrestato dieci persone accusate di acquistare sostanze stupefacenti a Milano, da una famiglia di ‘ndrangheta, per poi smerciarle nel nordest. Tra queste anche Luciano Maritan, detto Cianetto, figura storica della malavita del Veneto orientale, nipote di Silvano Maritan, “colonnello” dell’ex boss della Mala del Brenta Felice Maniero.
Nel corso dell’inchiesta il collaboratore di giustizia Luca Fregonese aveva riferito ai magistrati la confidenza che gli avrebbe fatto Maritan e cioè che la Zaccariotto, che conoscerebbe da anni, lo avrebbe aiutato assumendolo come guardia parchi. Nei guai, oltre la Zaccariotto, è finita anche la dirigente della Provincia Eugenia Candosin che sarebbe stata indotta dall’allora sindaco ad affidare quel lavoro di guardiaparchi al boss della malavita locale.
Le imputazioni sono di concorso in abuso d’ufficio per la Zaccariotto, mentre per la dirigente comunale si aggiunge quella di falso ideologico. La difesa ha negato l’accusa, sostenendo che la lista di nomi non fosse una graduatoria ma un semplice elenco di “candidabili” alla posizione. Ad aggravare la posizione della politica leghista ci sarebbe anche una conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti, in cui la dirigente comunale si lamenta con un collega di essere stata messa nei guai dal sindaco. Il giudice Massimo Vicinanza ha rinviato al 4 dicembre vista la richiesta per via della richiesta di uno dei difensori di acquisire ulteriore documentazione.