“Nella Chiesa - ha spiegato Bergoglio ai fedeli presenti in piazza San Pietro - siamo chiamati a essere pastori, non possiamo discostarci da questo modello". Recentemente il Papa si era scagliato contro i parroci che impongono nelle parrocchie un vero e proprio tariffario per i sacramenti
“No ai mercenari nella Chiesa”. Papa Francesco è tornato sul tema della vendita di messe e sacramenti nell’omelia della celebrazione nella quale ha canonizzato 6 nuovi santi. “Nella Chiesa – ha spiegato Bergoglio ai fedeli presenti in piazza San Pietro – siamo chiamati a essere pastori, non possiamo discostarci da questo modello, se non vogliamo diventare dei mercenari. A questo riguardo, il popolo di Dio possiede un fiuto infallibile nel riconoscere i buoni pastori e distinguerli dai mercenari”. Recentemente il Papa si era scagliato contro i “preti affaristi” che, con una vera e propri forma di “corruzione”, impongono nelle loro parrocchie un tariffario per i sacramenti. “Quante volte – aveva affermato Francesco – vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la messa”. Nessuna assoluzione per loro da parte di Bergoglio : “Le Chiese non devono mai diventare case di affari perché la redenzione di Gesù è sempre gratuita”.
Una posizione, quella del Papa, che ha trovato sul fronte opposto il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Il porporato, infatti, ha ribattuto che “i sacramenti non sono assolutamente pagati in nessun modo”. Per l’arcivescovo di Genova “le offerte che i fedeli, i laici e gli offerenti intendono dare in forma libera, sono un modo per contribuire alle necessità materiali della chiesa. Anche i nostri parroci, di fronte a situazioni di impossibilità di un’offerta sicuramente non rifiutano di dare nessun sacramento, è certo”. Ma in giro per la Penisola i tariffari esistono e sono a dir poco salati e comprensivi di ogni tipo di optional.
Nella sua omelia, Francesco ha spiegato ai fedeli che nel “regno di Dio” entrerà solo chi, “già a partire da questa vita”, si fa prossimo ai poveri. “La salvezza – ha affermato il Papa – non comincia dalla confessione della regalità di Cristo, ma dall’imitazione delle opere di misericordia mediante le quali lui ha realizzato il regno. Chi le compie dimostra di avere accolto la regalità di Gesù, perché ha fatto spazio nel suo cuore alla carità di Dio. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, sulla prossimità e sulla tenerezza verso i fratelli. Da questo dipenderà il nostro ingresso o meno nel regno di Dio, la nostra collocazione dall’una o dall’altra parte. Gesù, con la sua vittoria, ci ha aperto il suo regno, ma sta a ciascuno di noi entrarvi, già a partire da questa vita, facendoci concretamente prossimo al fratello che chiede pane, vestito, accoglienza, solidarietà”.
Bergoglio ha indicato come modelli i 6 nuovi santi che, “con straordinaria creatività”, “si sono dedicati senza risparmio al servizio degli ultimi, assistendo indigenti, ammalati, anziani, pellegrini. La loro predilezione per i piccoli e i poveri – ha sottolineato Francesco – era il riflesso e la misura dell’amore incondizionato a Dio. Infatti, hanno cercato e scoperto la carità nella relazione forte e personale con Dio, dalla quale si sprigiona il vero amore per il prossimo. Perciò, nell’ora del giudizio, hanno udito questo dolce invito: ‘Venite, benedetti del padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo’”.
Quattro i nuovi santi italiani: il vicentino Giovanni Antonio Farina, fondatore delle suore maestre di Santa Dorotea figlie dei sacri cuori, definito in vita “il vescovo dei poveri” per la sua grande opera di assistenza agli indigenti; padre Ludovico da Casoria, fondatore della Congregazione delle suore francescane elisabettine, dette “Bigie”, impegnato nel riscatto e nella formazione cristiana dei bambini africani venduti come schiavi e per il recupero degli “scugnizzi” napoletani e dei disabili, in particolare ciechi e sordomuti; fra Nicola da Longobardi, anche lui dedito ai poveri e agli infermi; e Amato Ronconi, fondatore dell’Ospedale dei poveri pellegrini nella provincia di Rimini. Tra i 6 santi canonizzati da Francesco anche due indiani: padre Kuriakose Elias Chavara della Sacra Famiglia, fondatore della Congregazione dei carmelitani di Maria Immacolata; e Eufrasia Eluvathingal del Sacro Cuore.
Twitter: @FrancescoGrana