Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un non si limita a deportare gli oppositori politici in “campi di rieducazione” di cui di recente un suo funzionario ha ammesso l’esistenza durante una conferenza stampa. Il regime, secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap citata da La Stampa, ha alzato il tiro e ora si muove anche all’estero per colpire i presunti “traditori”. All’inizio di novembre avrebbe fatto rapire a Parigi uno studente nordcoreano, figlio di un ex stretto collaboratore di Jang Song-taek, cioè lo zio di Kim Jong-un, caduto in disgrazia e giustiziato con l’accusa di aver architettato un colpo di Stato. Dopo la sua esecuzione anche il padre dello studente fu epurato.
Yonhap scrive che il rapimento sarebbe stato orchestrato dal governo nordcoreano e messo in atto da un gruppo di agenti mandati appositamente nella capitale francese. Sulla strada dell’aeroporto il ragazzo, studente di architettura, in Francia dal 2011 con altri nove connazionali, sarebbe però riuscito a scappare. Non si sa ancora se si sia rifugiato in ambasciata.
Parigi ha aperto un’inchiesta sulla vicenda, anche perché i giovani nordcoreani che frequentano la Ecole Nationale Supérieure d’Architecture de Paris-Belleville sono nella Republique nel quadro di un programma di scambio studentesco concordato dai due governi.