Politica

Regionali 2014, Emilia e Calabria al Pd. Renzi esulta, ma perde 769mila voti

Il voto consegna due regioni al Partito democratico, ma la poca partecipazione segna entrambe le consultazioni. Il premier: "Negli ultimi 8 mesi abbiamo avuto 5 elezioni regionali e il Pd ha vinto 5 a zero. Oggi una persona normale dovrebbe esserne felice". Il segretario della Lega Salvini: "Il pallone Renzi si sgonfia". M5s cala di oltre 400mila consensi rispetto alle Europee. Ma Grillo: "L'astensionismo non ci ha colpito"

Sarà anche un “due a zero netto”, come dice su Twitter Matteo Renzi, ma il sapore non è proprio quello di una vittoria. Le elezioni regionali del 2014 consegnano l’Emilia Romagna e la Calabria al Partito democratico, ma qualcosa è successo. Il colpo lo segna l’affluenza: mai così bassa sulla via Emilia dal dopoguerra ad oggi (37,67 per cento) e ferma al 44,07 per cento a sud. Il primo messaggio del presidente del Consiglio è stato su Twitter di notte: “Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla destra in 9 mesi. Lega asfalta Forza Italia e Grillo. Pd sopra il 40%”. E poi di nuovo in mattinata: “Vittoria netta, bravissimi Bonaccini e Oliverio. Massimo rispetto per chi vuole chiacchierare. Noi nel frattempo cambiamo l’Italia”. E infine, da Vienna, rivendica: “La non grande affluenza è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario. Checché se ne dica oggi non tutti hanno perso: chi ha contestato le riforme può valutare il suo risultato. Il mio interesse non è mettere le bandierine ma affrontare i problemi degli italiani”. Il punto, sottolinea il leader del Pd, è che “negli ultimi 8 mesi abbiamo avuto 5 elezioni regionali e il Pd ha vinto 5 a zero. Oggi una persona normale dovrebbe esserne felice”.

Renzi: “La non grande affluenza è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario. Checché se ne dica oggi non tutti hanno perso”

Eppure il Pd tra Calabria ed Emilia Romagna perde 769.336 voti tra le Europee di maggio scorso e le Regionali (solo 677.283 in Emilia) e in proporzione proprio quanto l’affluenza. Sono due circostanze diverse per leader e posta in gioco, ma restano il metro di paragone più attendibile per vicinanza nel tempo. Stefano Bonaccini prende il 49, 05% (per la prima volta il centrosinistra resta sotto il 50 per cento), Mario Gerardo Oliveiro arriva al 61,53%. Il leader Pd perde il “nemico” Beppe Grillo, fortemente ridimensionato dai numeri, e ne trova un altro: Matteo Salvini e la sua Lega Nord che resuscita là dove sembrava scomparsa per sempre: in Emilia Romagna. La Regione rossa di volontari da festa dell’Unità pur di non votare contro, ha scelto di non votare e ha rotto un patto sacro che nel cuore della sinistra fa più male che altrove. E il Carroccio è tornato alle cifre del passato. “Il pallone Renzi si sta sgonfiando”, ha detto Salvini su Twitter. “La Lega vola, la nostra Comunità cresce ovunque. Pochi amici fra i potenti, tanti amici fra la gente”. A provocazione ha risposto il leader Pd: “I leghisti stanno arrivando? Noi li aspettiamo. Mentre il centrodestra discute della propria situazione noi cambiamo l’Italia”. La Lega Nord guadagna 111.573 voti, mentre il Movimento 5 stelle cala di 401.847 preferenze. Ma Grillo sul blog: “L’astensionismo non ha colpito il M5S. In Emilia Romagna ha vinto l’astensionismo, il rigetto del cittadino per la politica. La puzza è troppa, in particolare quella piddina. Si può dire tranquillamente che con questo livello di astensionismo ha perso la democrazia“. Video di Giulia Zaccariello

Grillo: “L’astensionismo non ha colpito il M5S. In Emilia Romagna ha vinto l’astensionismo, il rigetto del cittadino per la politica. La puzza è troppa, in particolare quella piddina” 

Il presidente del Consiglio lo ha ripetuto ai suoi come un ritornello: “Non è un test sul governo”. Ma il giorno dopo è difficile pensare che il voto per le regionali non avrà colpi sulla politica nazionale. O almeno sulle strategie del premier. Il 40 per cento e cappotto delle Europee di maggio scorso è lontano. Ora c’è da pensare a quegli elettori che al voto non ci sono andati, voltando le spalle a Regioni sempre più distanti e sporcate tra inchieste e spese pazze, ma anche a partiti assenti che sul territorio hanno fato poco o nulla campagna elettorale. Renzi oggi ha un nuovo avversario e si chiama Matteo Salvini. Il Grillo di piazza di un mese fa è lontano. Si è fatto vedere a Bologna in chiusura di campagna elettorale, ma solo perché tirato per la giacca. Era in viaggio per Rimini per andare a trovare la figlia, ha fatto tappa al comizio conclusivo della candidata grillina per abbracciare i suoi e rinfrancarli. In Calabria l’hanno visto solo su Youtube: un video-messaggio di sostegno a pochi giorni dal voto e per il resto ha lasciato la parola ai parlamentari. Ma anche lì non è bastato. Il 13,3 per cento in Emilia Romagna (7 per cento nel 2010, ma 19 per cento alle Europee) e 4,96% in Calabria (non c’erano alle scorse regionali, ma presero il 21,5 per cento a maggio) sono numeri attesi, ma spaventano un gruppo che solo pochi mesi fa gridava “Vinciamo noi”.

La sconfitta dei 5 stelle è stata quella di non essere riusciti a raccogliere il voto di astenuti e mal contenti. Tra le Europee e le Regionali, sommando i risultati delle due regioni, hanno perso 401.847 voti e di questi 276mila e 914 solo in Emilia Romagna. Ne guadagnano circa 41mila rispetto al 2010: ma in quell’anno corsero solo a Bologna con candidato Giovanni Favia. Non sono andati a votare, o piuttosto hanno votato altro. La Lega Nord per esempio. Salvini ottiene quello che ha seminato: una campagna elettorale tra terremotati, campi nomadi e centri d’accoglienza. Ritrova i delusi sulla via Emilia, segna un 19,42 per cento impensabile fino a un anno fa (5,04% alle Europee in Emilia) e guadagna 111.573 voti (anche se ne perde circa 50mila rispetto al 2010). Scompare Forza Italia: 8,36 % in Emilia Romagna e 12,41 per cento in Calabria. Un partito in caduta libera, che però non aveva candidati alla guida della lista di centrodestra: al nord è andato a traino del Carroccio, più a sud si è fatto trasportare da Fratelli d’Italia. Silvio Berlusconi, assente dalla scena tv e dai comizi, dovrà fare qualcosa e in fretta. I pranzi con il leader Pd e il patto del Nazareno per le riforme non portano elettori alle urne e radunare le promesse azzurre under 30 ad Arcore non può bastare per bloccare i malcontenti. Se l’ex Cavaliere vuole resettare il partito, forse è arrivato il momento di decidersi. A destra non pervenuto Angelino Alfano e il Nuovo centrodestra. In Emilia Romagna Alessandro Rondoni (Ncd-Ucd) non supera nemmeno la soglia di sbarramento del 3 per cento. Un po’ meglio in Calabria, dove la stessa alleanza porta a un 8,75 per cento. Il partito al governo insieme a Renzi ora prima di minacciare il ritorno al voto dovrà pensarci non due, ma dieci volte. “In Emilia Romagna Lega e Pdl avevano il 37% ora il 26% la somma è a perdere: al Nord Lega vincente in un centrodestra perdente”.

Non è una sconfitta, ripetono con ansia dal Pd. “Il segnale dell’astensione non va sottovalutato”, ha detto al Corriere della Sera il vice segretario democratico Lorenzo Guerini. “Per noi la cosa importante è chiudere l’anno come lo abbiamo iniziato. Con Renzi segretario abbiamo preso il 40,8 per cento alle europee, strappato al centrodestra Sardegna, Abruzzo e Piemonte. Il Pd è reduce da un anno di successi elettorali inaspettati, se guardiamo al 2013. Parlare di una crisi del Pd significa fare qualche passo nell’irrealtà”. Quanto all’andamento del Pd rispetto alle Europee: “Il paragone non si può fare e ricordo che, prima di Renzi segretario, il Pd era al 25 per cento. Certo, quando la campagna elettorale è caratterizzata da un’alternativa molto debole, c’è più difficoltà a mobilitare”.

Se come dicono dal Nazareno è l’ennesima vittoria, però di feste se ne sono viste poche. A Bologna lo spumante era l’ultimo dei problemi dopo una notte a contare le schede. “Non si può essere soddisfatti”, ha commentato il neoeletto presidente Stefano Bonaccini, “di una partecipazione così bassa sapevamo che avremmo pagato sia l’inchiesta sia il fatto che un pezzo di Pd ha voluto mandare un segnale. Adesso bisogna aprire una nuova stagione, abbiamo cinque anni per dimostrare che faremo bene”.Video di Giulia Zaccariello

Ha osato lo spumante in Calabria solo Mario Gerardo Oliverio: “Adesso dobbiamo ricostruire e rimettere in piedi la Calabria, aprendo una fase nuova. E’ stato un risultato straordinario ed il consenso largo che i calabresi ci hanno tributato rappresenta un grande atto di fiducia. Siamo consapevoli della responsabilità che si carica su di noi. La situazione economica e sociale della Calabria è grave. La nostra regione è in ginocchio”.