Una vita intera nella politica o meglio nel Partito Democratico. Da ex bersaniano a candidato di Renzi in Regione, la carriera di Stefano Bonaccini, nuovo presidente della Regione Emilia Romagna, si gioca tutta lungo la via Emilia. Il presidente del Consiglio lo chiama il “Bruce Willis” di Campogalliano, la cittadina in provincia di Modena dove è nato e risiede ancora. Ma più che per la lontana somiglianza con l’attore, in Emilia lo conoscono per la sua presenza continua. Prima come sostenitore dell’ex leader Pier Luigi Bersani, poi come renziano convinto. Feste dell’Unità, dibattiti, incontri, presentazioni. In questi anni e negli ultimi mesi, nel bene e nel male, il neo governatore ha battuto la Regione in lungo e in largo. Onnipresente, stringe mani e partecipa agli incontri. Anche lui aveva un camper, come Beppe Grillo e come il collega della Lega Alan Fabbri. E’ il primo politico 2.0 dell’era renziana in Emilia: sempre attaccato al suo smartphone, manda messaggi e usa Twitter come mezzo principale di comunicazione. E’ stato tra i primi ad usare i social network anche per trasmettere contenuti politici o attaccare i suoi avversari, in particolare il segretario della Lega Matteo Salvini e Beppe Grillo e il M5S.
Inizia fin da giovanissimo a militare nella sinistra. Modenese, nato nel 1967, si iscrive alla Fgci (Federazione giovani comunisti) insieme al parlamentare bolognese Andrea De Maria e al futuro sindaco di Imola, Daniele Manca. A soli 23 anni, nel 1990, diventa assessore allo Sport del comune di Campogalliano (Modena), dove risiede tuttora. Nel 1995 viene eletto segretario del Pds (Partito democratico della sinistra) di Modena e ricopre per sette anni la carica di assessore ai Lavori Pubblici e al Patrimonio di Modena (dal 1999 al 2006).
E’ stato indagato per due volte. Prima accusato di abuso d’ufficio nell’ambito del cosiddetto processo”Chioscopoli”, che aveva al centro la concessione di un chiosco al Parco Ferrari proprio ai tempi in cui Bonaccini era assessore al Patrimonio di Modena, ma è stato assolto da tutte le accuse nel 2013. Lo scorso settembre Bonaccini è coinvolto, insieme ad altri 40 consiglieri regionali nell’inchiesta “spese pazze”, avviata oltre due anni fa, sui rimborsi spese dei gruppi, e viene indagato per peculato. La Procura ha chiesto l’archiviazione, anche se si attende ancora il pronunciamento del gip.
Bonaccini aderisce subito al Partito Democratico, fin dalla sua nascita, e ne diventa segretario provinciale a Modena nel 2007. Nel 2009 viene eletto consigliere comunale della sua città ma la vera consacrazione, sempre in quell’anno, arriva quando viene eletto segretario regionale del Pd, con le primarie e circa 200.000 preferenze. Nel 2010 viene eletto consigliere regionale della terza giunta di Vasco Errani. Bersaniano convinto, nelle primarie del 2012, quelle per designare il candidato premier del Pd alle politiche del 2013, sostiene l’ex segretario nazionale convintamente. Nel 2013, però, arriva la svolta. Ad aprile, durante l’elezione del Capo dello Stato, posterà il famoso tweet “Fermatevi!”, riferito alla scelta come presidente della Repubblica del senatore Franco Marini, appoggiato dai bersaniani. Per molti sarà il primo indizio del suo “cambio di verso” a favore dell’attuale premier Matteo Renzi che, nei fatti, sosterrà convintamente nelle primarie dell’8 dicembre 2013, per eleggere il nuovo segretario nazionale. Al punto da diventare il coordinatore della campagna elettorale renziana. Con l’elezione di Renzi a segretario, si vedrà affidata in segreteria nazionale la carica di Coordinatore degli Enti Locali. A lui verranno poi intestati i successi del Pd nelle elezioni in Piemonte, Abruzzo e Sardegna e nelle amministrative. La sua candidatura a presidente della Regione rimane in bilico per tutta l’estate del 2014, per lui si parla addirittura di un nuovo incarico in segreteria nazionale, quello di responsabile Organizzazione del partito. Svanita l’ipotesi del sindaco di Imola, Daniele Manca, come candidato unitario, e dopo il ritiro dell’avversario renziano Matteo Richetti, anche lui indagato per peculato, Bonaccini affronta il forlivese Roberto Balzani nelle primarie del Pd del 28 ottobre scorso, vincendo con il 60% di preferenze.