Il leader esulta: "Siamo passati da 126 mila a 159 mila preferenze". Il consigliere si dimette e attacca: "Gravissimo fallimento. I vertici hanno commesso errori gravissimi che stanno portando a una morte lenta il M5S". Autocritica tra i parlamentari. Di Battista: "Torniamo alla piazza"
Cinque consiglieri in Emilia Romagna. Nessuno in Calabria. Il Movimento 5 stelle fa i conti dopo le elezioni Regionali. Beppe Grillo sul blog tranquillizza i suoi: “Il Movimento 5 stelle ha aumentato i voti in termini assoluti rispetto al 2010. L’astensionismo non ci ha colpito”. E’ lo stesso che il leader ha detto al Circolo Mazzini di Bologna, arrivato a sorpresa per chiudere la campagna elettorale delle Regionali. Era di passaggio e voleva confortare i suoi, non finire sui giornali o fare comizi. Oggi però quelle parole, preoccupano parte degli eletti e degli attivisti. Il primo passo indietro è arrivato in mattinata a Rimini. Luigi Camporesi, consigliere comunale M5s, ha rassegnato le dimissioni: “E’ un gravissimo fallimento e deve far pensare”. A seguire i parlamentari, prima i più critici da Walter Rizzetto a Tommaso Currò, fino ai fedelissimi come Danilo Toninelli e Alessandro Di Battista. Tutti chiedono un cambio di passo, o cercano di ricompattare il gruppo. Serve un confronto e lo chiedono in tanti a gran voce. E per la prima volta anche i più critici, ma sempre nell’ombra, non restano in silenzio.
Se in Calabria la caduta era annunciata (solo a ottobre 2014 alle comunali di Reggio Calabria l’M5s ha preso poco più del 2 per cento), ora preoccupa l’Emilia Romagna. Terra di conquista dei 5 stelle, è la Regione che ha fatto da laboratorio politico per i grillini. Nel 2010 il 6 per cento di Giovanni Favia eletto in Regione, poi la vittoria di Federico Pizzarotti a Parma e infine quel risultato alle politiche del 2013 che ha portato i 5 stelle in Parlamento. Ma così come sulla via Emilia i grillini sono cresciuti, lì sono cominciati i primi problemi. Le espulsioni (Favia, Tavolazzi e Salsi, tanto per cominciare) e le rotture con con i leader Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Per questo oggi quel 13,3 per cento di Giulia Gibertoni fa pensare.
Beppe Grillo durante la campagna elettorale ha evitato le piazze e i comizi. Ha fatto un video su youtube e l’ha mandato in Calabria. A Bologna è passato per un saluto e ha parlato quasi in previsione del brutto risultato. Oggi sul blog l’accusa è al fenomeno del non voto, che però secondo il leader M5s non avrebbe toccato i 5 stelle: “L’astensionismo non ha colpito il M5S in Emilia Romagna ha vinto l’astensionismo, il rigetto del cittadino per la politica. La puzza è troppa, in particolare quella piddina. Si può dire tranquillamente che con questo livello di astensionismo ha perso la democrazia”. Ma, scrive l’ex comico, il movimento ha visto aumentare i propri voti: “Quattro anni fa votò il 68,06%, ieri il 37,67% degli elettori (…). Il MoVimento 5 Stelle nel 2010 raccolse il 6% pari a 126.619 voti eleggendo due consiglieri, ieri ha aumentato i consensi in termini assoluti con 159.456 voti (13,2%) pari a cinque consiglieri con una campagna elettorale costata poche migliaia di euro a fronte delle centinaia di migliaia di euro degli altri partiti e senza l’aiutino dei media”. Il punto, secondo Grillo, è il rifiuto dei cittadini nei confronti della politica, tema fondante della critica che il M5S muove alle istituzioni e ai partiti politici: “Decimata Forza Italia che da 518.108 voti (24,5%) passa a 100.478 voti (8,36%) con due soli consiglieri. La Lega perde 55.162 voti: in termini assoluti è passata da 288.601 voti del 2010 (13,6%) a 233.439 voti (19%). Il Partito Democratico perde 322.504 voti: è passato da 857.613 voti del 2010 (40,64%) a 535.109 (44,52%). I numeri non sono opinioni come vogliono farci credere”.
Il consigliere comunale Camporesi è stato l’unico a decidere di dimettersi: “E’ un gravissimo fallimento, deve fare pensare – è lo sfogo che Luigi Camporesi ha affidato ai microfoni di Radio Icaro dopo aver rassegnato le dimissioni- non vedo questa disponibilità all’autocritica soprattutto nella parte che più ha peso nelle decisioni del Movimento, e quindi ho pensato di dare un segnale forte”. Per Camporesi “è mancato il supporto ai due consiglieri regionali Favia e Defranceschi. Hanno fatto un lavoro prezioso, con grandissimo sacrificio personale – ma, ha aggiunto il consigliere – piuttosto che valorizzare loro come persone e il loro lavoro sul blog di Beppe Grillo, sono stati espulsi entrambi. Occorreva costruire sul loro lavoro, occorreva una campagna elettorale aggressiva che mettesse in evidenza in tv tutte le mancanze del Pd. Ci troviamo a Rimini con due eletti del Pd…. sono fatti di una gravità devastante. Significa che non c’è più senso della realtà sia all’interno del M5s che nella popolazione”.
In parlamento sono tante le voci critiche. Anche di chi fino a questo momento era rimasto più nell’ombra. “Il risultato messo a segno dal M5S in Emilia Romagna“, ha commentato la deputata Mara Mucci, “non può andar bene. Questo deve essere il momento dell’autocritica. Tutti devono mettersi in discussione e, soprattutto, sapere ascoltare, perchè è soprattutto questo che è mancato ultimamente”. Stessa opinione per i colleghi, già noti per essere voci critiche, Tommaso Currò e Walter Rizzetto: “Per ottenere risultati in un momento drammatico per il Paese”, ha detto Rizzetto, “bisogna usare meno social network e fare più politica con la testa china. Dopo l’esito del voto in Calabria ed Emilia Romagna serve una forte autocritica di quel che si è fatto fuori ma soprattutto dentro le istituzioni”. Si espone anche il calabrese Sebastiano Barbanti: “Il risultato delle recenti elezioni regionali impone a tutto il Movimento, nessuno escluso, una forte e vera autocritica. Più che pensare ai confronti numerici penso alle centinaia di cittadini che mi scrivono chiedendo attenzione e risposte”. Ha parlato anche Mimmo Pisano: “E’ evidente che non c’è un convincimento della base. Partiamo da questo. Metto in discussione il fatto che il confronto venga fatto con il 2010”.
Ma che c’è qualcosa da cambiare lo dicono anche i più vicini a Grillo e Casaleggio. Tanto che Alessandro Di Battista ha invocato il ritorno alla piazza. “Qualcuno resti in Parlamento a studiare decreti per denunciare le indecenze. Gli altri nelle piazze, con gli operai a prendere manganellate se necessario. Con gli studenti lucani a difendere il territorio. Con gli imprenditori a manifestare davanti Equitalia. Torneremo tutti in aula quando occorrerà. Quando i nostri voti saranno decisivi sul serio”. E ha aggiunto: “Poi, magari, qualche incursione televisiva selezionata. È utile, sono d’accordo. Ma occhio a vedere la tv come soluzione! La Tv ci omologa ad un sistema che gli italiani detestano”.