Per festeggiare i cinque consiglieri eletti ci sarà tempo. Forse mercoledì 26 novembre, con un aperitivo e un brindisi insieme ai nuovi eletti. Nell’attesa però il Movimento 5 stelle fa una delle cose che gli riesce meglio, soprattutto in Emilia Romagna: dividersi. Di fronte al risultato del 13% portato a casa con le Regionali, non tutti hanno reagito allo stesso modo. E in un territorio già tormentato da continue liti, il giorno dopo il voto si è trasformato nel momento perfetto per la resa dei conti. L’ultima frecciata, in ordine di tempo, arriva da Giulia Sarti, deputata riminese: “Così non si può continuare” scrive in una nota, dove definisce il dato dell’astensionismo “preoccupante” ed elogia Luigi Camporesi, il consigliere comunale dimessosi a poche ore dalla chiusura delle urne in polemica con la linea del Movimento. “Chi non è in grado di fare della sana autocritica non potrà mai migliorare. Io non me la prendo con gli italiani”.
Insomma, i numeri usciti dalle urne domenica notte oltre a far ritornare il Movimento al 2010, epoca precedente al boom che gli avrebbe aperto le porte del Parlamento, hanno avuto l’effetto di ricompattare i due fronti che ancora una volta si scontrano, quello dei dissidenti e quello degli ortodossi. In quest’ultimo c’è Massimo Bugani, consigliere di Bologna e fedelissimo del leader. Esulta, parla di una “nuova era”, fa i complimenti alla squadra entrata in Regione e condanna il passato segnato da espulsioni e inchieste giudiziarie. “Il 13% è un miracolo, considerando il comportamento avuto nei mesi scorsi dai 2 consiglieri uscenti”. Il riferimento è ai due ex del M5s, Giovanni Favia e Andrea Defranceschi, quest’ultimo indagato per peculato dalla Procura di Bologna per l’utilizzo dei fondi dei gruppi consiliari. “Sono finiti nell’inchiesta delle spese pazze. Hanno distrutto e gettato nel fango la credibilità guadagnata dagli attivisti con il loro lavoro. E non hanno permesso di utilizzare in campagna elettorale il nostro cavallo di battaglia per eccellenza: i tagli alle spese e agli sprechi della politica. Cosa ci potevamo aspettare? È come se la Lega avesse fatto campagna elettorale con consiglieri uscenti finanziatori dei campi nomadi. Di sicuro, senza questi eventi avremmo, ottenuto un risultato migliore, numeri più alti. Ma in queste condizioni aver messo 5 consiglieri è stata già un’impresa”. Bugani difende con i denti il risultato ottenuto alle urne, e respinge al mittente le critiche di chi invita a riflettere sul calo di voti rispetto alle elezioni nazionali. “Ogni elezione fa storia a sé, e le percentuali dipendono dal lavoro svolto sul territorio. Spero che chi chiede autocritica la faccia anche su se stesso. Non accetto da questi signori nessuna valutazione sull’esito, visto che hanno boicottato la campagna elettorale. È inaccettabile, quasi grottesco”.
La sua è sostanzialmente la linea di Grillo. Che però non è quella sposata da parte degli eletti emiliano romagnoli. A partire dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che da tempo si fa portavoce di malumori interni. E poi, a seguire, deputati, europarlamentari, e consiglieri comunali. Giulia Sarti chiede confronto e una riflessione sui propri errori. Gli fa eco l’eurodeputato Marco Affronte, considerato vicino all’ex M5s Defranceschi. “Abbiamo perso, e come minimo non siamo stati capaci di portare al voto i delusi” si sfoga su Facebook, puntando il dito proprio sugli esponenti di Bologna. “ Vedo esultare i bolognesi. Quelli che oggi dicono che ‘il passato è ormai dimenticato’. Io il buono del passato non lo dimentico. Vorrei dimenticarmi di loro, invece”.
Mentre il consigliere di Ravenna, Pietro Vandini, si spinge più in là, fino a chiedere un passo indietro di Bugani. “Dopo un risultato del genere, lui che ha guidato la campagna elettorale come ha voluto dovrebbe fare solo una cosa: dimettersi con tante scuse” scrive in un comunicato. “Ha deciso di distruggere l’idea di crescita collettiva del Movimento 5 Stelle. Sta continuando a sputare veleno su tutto quello che non fa parte del proprio orticello ne più e ne meno di quello che fanno tutti i partiti”.