Lunedì 1 dicembre sul Fatto affronteremo questo tema, nel momento in cui il governo prova ad accelerare i tempi. Chiediamo aiuto ai lettori che ci sono passati: come avete vissuto la separazione dei vostri genitori? Aspettiamo le vostre mail a lunedi@ilfattoquotidiano.it
Sul Fatto Quotidiano di lunedì 1 dicembre parleremo del divorzio visto dalla parte debole: i figli. Ma questa volta i protagonisti della lunga inchiesta vorremmo che fossero i lettori, quelli che hanno vissuto sulla propria pelle ciò che secondo gli psicologi è un lutto più che un distacco.
Quello che chiediamo ai lettori è quindi di aiutarci in questo percorso, evitare di scrivere cose banali, ma soprattutto far parlare le persone che quel distacco lo hanno vissuto in prima persona, da figli. A volte forse senza nemmeno riuscire a capire bene cosa stesse succedendo in casa. Altre volte, al contrario, assistendo a un percorso lento, anticipato da piccoli e grandi segnali.
Gli psicologi dicono che ormai sia la norma, e non vogliamo mettere in dubbio questo, anche perché i numeri parlano da soli. Ma anche la normalità si trascina dei traumi. Normale non vuol dire meno traumatico. Di certo, qui non stiamo parlando di pochi casi isolati. Secondo l’ultimo studio Istat, in Italia, nel 2012, oltre 88 mila coppie si sono separate, e altre 51 mila hanno scelto la via del divorzio. Di queste, 7 su 10 erano famiglie con figli, i quali sono stati costretti, loro malgrado, all’allontanamento e, spesso, allo stravolgimento della routine quotidiana.
E’ per questo che chiediamo di raccontarci, con nome e cognome se avete voglia di comparire, o chiedendo l’anonimato, la vostra storia. Il momento di quando avete appreso della separazione, i giorni che sono seguiti, come avete reagito. Siamo convinti – sull’esperienza di quanto hanno già fatto giornali anglosassoni – che, correlato a interviste di esperti, sia questa la miglior sintesi praticabile.
Tutto questo mentre il governo ha cercato di accelerare il processo di divorzio con un decreto legge che non accorcia i tempi, ma tende – progressivamente – a eliminare la figura del giudice. Un percorso in cui non c’è niente a sostegno dei figli, grandi o piccoli che siano.
Vi chiediamo di contenervi entro i 500-600 caratteri e di inviare la testimonianza all’indirizzo lunedi@ilfattoquotidiano.it