Passa in commissione Bilancio alla Camera l'emendamento che "chiarisce" come il contributo dovuto dai parlamentari di Forza Italia e Pd alla propria formazione vada considerato un'erogazione liberale. Anche se non è volontario ma esplicitamente previsto dallo statuto
L'”obolo” obbligatorio dovuto dai parlamentari di Pd e Forza Italia al loro partito è un'”erogazione liberale“. E come tale dà diritto a pagare meno tasse. A prevederlo è l’emendamento alla legge di Stabilità del piddino Giovanni Sanga, presentato due settimane fa e appena approvato dalla commissione Bilancio della Camera. Le proteste dei Cinque Stelle, insorti chiedendo il ritiro immediato della proposta, non sono bastate a evitare il via libera della norma che garantisce detrazioni fiscali del 26% ai “candidati ed eletti alle cariche pubbliche” che finanziano, volontariamente o meno, la formazione di appartenenza. Si tratta solo di un “chiarimento per risolvere l’ambiguità delle norme”, ha spiegato il viceministro all’Economia Enrico Morando, rispondendo a Vincenzo Caso del M5s che intimava ai firmatari di “vergognarsi” e ritirare la richiesta di modifica.
In effetti l’emendamento non fa che puntualizzare che “anche quando gli statuti dei partiti prevedano obbligazioni dell’eletto a versare una quota della propria indennità mensilmente, si tratta di erogazione liberale“. Viene così spazzata via l’incertezza che riguardava i contributi dovuti, per esplicita norma statutaria, dai parlamentari di Pd e Forza Italia. Insomma: visto che nel loro caso l’obolo è imposto e non volontario, qualcuno avrebbe potuto legittimamente mettere in discussione che ne possa derivare il diritto a pagare meno tasse, previsto dalla nuova legge sul finanziamento ai partiti approvata lo scorso febbraio. Di qui la necessità di un “chiarimento”.
Soprattutto perché allo stato attuale, come è noto, gli eletti sono tutt’altro che entusiasti di versare ogni mese una quota di stipendio nelle casse del partito. Tanto che le mancate entrate pesano come macigni sui bilanci delle principali formazioni della maggioranza: il Pd del premier Matteo Renzi ha un “buco” di quasi 11 milioni dovuto per 600mila euro ai soldi non incassati da parlamentari morosi e tenta di rimediare con le discusse cene elettorali per raccogliere fondi, mentre lo schieramento di Silvio Berlusconi vanta nei confronti dei suoi deputati e senatori crediti per oltre 6 milioni. Una situazione che ha portato l’ex Cavaliere a dichiarare senza mezzi termini che Fi, dal punto di vista finanziario, è “con l’acqua alla gola”.
Ecco allora spuntare il comma che fa contenti tutti, garantendo ai membri della “casta” che saldano il conto una corposa detrazione fiscale, uguale a quella prevista per le donazioni alle onlus.