Si era impegnato ogni mese a pubblicare on-line le proprie spese per un’operazione di “trasparenza assoluta“. Ma la rendicontazione delle “spese per le missioni e alla rappresentanza” del sindaco di Livorno Filippo Nogarin è ferma al momento ad agosto, come dice la pagina del sito del Comune dedicata. Le uniche spese (missioni, trasferte, rappresentanza istituzionale) rendicontate on-line sono al momento quelle effettuate a giugno, luglio e agosto, quando il primo cittadino del M5s ha rispettivamente speso 531, 511 e 99 euro. Tutto ciò in contraddizione a quanto annunciato il 7 luglio dalla stessa amministrazione comunale attraverso un comunicato stampa ufficiale, un mese dopo la vittoria alle amministrative: “Entro i primi 15 giorni di ogni mese – si prometteva nella nota di Palazzo civico – sarà pubblicato on-line sul sito del Comune il rendiconto delle spese direttamente sostenute dal sindaco il mese precedente, relativamente a missioni, trasferte e rappresentanza istituzionale”. In quell’occasione lo stesso Nogarin dichiarava: “Si tratta di un’operazione di trasparenza assoluta con la quale intendiamo mettere mensilmente il cittadino nelle condizioni di capire esattamente tutte le spese sostenute dal sindaco e in generale, ovviamente, dagli amministratori”.
Perché la rendicontazione on-line è si è fermata alle spese di agosto? Ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto direttamente allo staff del sindaco: “L’ampio dibattito interno alla giunta sui rimborsi agli assessori pendolari ha bloccato temporaneamente il processo di rendicontazione. Già nelle prossime ore sarà probabilmente on-line il rendiconto delle spese effettuate a settembre. Entro inizio dicembre ci metteremo in pari con l’impegno preso”. La delibera sui rimborsi agli assessori “pendolari” (approvata ufficialmente dalla giunta lo scorso 28 ottobre) ha scatenato un vespaio di polemiche e ha anche spinto la squadra di Nogarin a proporre querela contro gli autori di una vignetta satirica giudicata “diffamatoria”. “Si deve querelare – ha dichiarato Nogarin all’Ansa – perché la vignetta racconta una menzogna. Io non ho mai preso un euro di rimborso, questo è un modo di infangare la mia figura e quella dell’amministrazione”. Poi ha aggiunto: “Mi sono decurtato lo stipendio del 10% sostenendo un conto di Banca etica per portare avanti progetti e di questo nessuno ne parla. Per questo ho scelto di chiedere i danni anche per la vignetta che poi devolverò sempre nel conto di Banca etica”. A quanto si capisce qualche assessore starebbe anche pensando di rinunciare in tutto o in parte ai rimborsi in questione: “C’è un grande dibattito interno – confermano da Palazzo civico – il movimento 5 Stelle è sensibile a queste questioni”. Dallo staff ricordano inoltre la volontà degli assessori di rinunciare al 10% della loro indennità per devolverlo sul conto di Banca etica. Al momento però non c’è alcuna delibera di giunta che preveda questa decisione: “E’ una scelta volontaria, i primi versamenti sono già stati effettuati. A breve faremo comunque chiarezza e presenteremo gli estratti conto di tutte le cifre versate. Tutto ciò nel segno della massima trasparenza”.