I legali dell'Anief dopo la sentenza della Corte Ue: "La stabilizzazione non sarà automatica. Lo Stato non è obbligato ad assumere occorre passare dal giudice nazionale ma il pronunciamento di stamattina è stato tranciante. Un giudice che non dovesse applicare questa sentenza sarebbe un kamikaze ma non lo possiamo escludere"
“Vittoria!”. I primi ad esclamare la soddisfazione per la sentenza emanata dalla Corte Europea sull’abuso dei contratti a termine sono i legali dell’Anief Fabio Ganci e Walter Miceli, che da anni seguono le vicende di chi ha scelto di ricorrere contro lo Stato per la mancata stabilizzazione. Gli avvocati monrealesi stasera, tornati in Italia, potranno brindare allo storico pronunciamento avvenuto in rue du Fort Niedergrunewald, in Lussemburgo, ma da domani si riparte. La battaglia non è finita. Nessuno pensi di avere la cattedra nel giro di qualche settimana. Ora si passa di nuovo nelle mani della Giustizia italiana e qualche giudice potrebbe opporsi in nome della sovranità nazionale. Chi ha fatto ricorso dovrà tornare davanti al giudice del lavoro e chiedere la disapplicazione delle norme interne che contrastano con la Direttiva comunitaria. Qualche togato prima di stamattina aveva espresso le proprie titubanze agli stessi avvocati dell’Anief ma ora Fabio Ganci è pronto a rassicurare i precari: “Non potranno esimersi dall’applicarla. Abbiamo già avuto alcuni giudici che si erano mostrato dubbiosi che ci hanno scritto per congratularsi. Certo potrebbe accadere che qualche giudice di primo grado o della Corte d’Appello scelga una via diversa ma sarebbe come prendere un autostrada in contromano”.
Ganci, contattato in partenza da Lussemburgo nel tardo pomeriggio chiarisce i termini della questione: “La stabilizzazione non sarà automatica. Lo Stato non è obbligato ad assumere occorre passare dal giudice nazionale ma il pronunciamento di stamattina è stato tranciante. Un giudice che non dovesse applicare questa sentenza sarebbe un kamikaze ma non lo possiamo escludere, non c’è un effetto automatico”. I ricorrenti attendevano questa giornata perché ogni singola causa è stata rinviata in attesa della decisione della Corte Europea che ha accertato la violazione della Direttiva CE del 1999 da parte dell’Italia che per oltre un decennio ha imposto il rinnovo di contratti a tempo determinato per provvedere alla copertura di posti vacanti d’insegnamento, in assenza di qualsivoglia ragione oggettiva.
Gli unici problemi potrebbero sorgere se in qualche aula di tribunale si decidesse di non applicare la sentenza della Corte di Lussemburgo in virtù del principio della sovranità nazionale: “Alcuni giudici – spiega Ganci – ritengono che in nome dell’articolo 11 della Costituzione le sentenze della Corte di Giustizia Europea ledono parte della loro autonomia e quindi la sovranità nazionale”. Una guerra che l’Anief è pronta a fronteggiare. Anzi. Il sindacato presieduto da Marcello Pacifico, non si ferma e annuncia ricorsi per l’applicazione del principio di parità di trattamento impugnando i decreti di ricostruzione della carriera che riconoscono solo parzialmente il servizio pre-ruolo, come la tabella di valutazione dei titoli dei servizi delle domande di stabilità. L’Anief è pronta a richiedere il pagamento degli scatti d’anzianità per il periodo di precariato nonché le mensilità estive. Non solo. Marcello Pacifico ha annunciato l’avvio di ricorsi per tutti i dipendenti e dirigenti medici del pubblico impiego perché la sentenza di oggi avrà effetti sul sistema di assunzioni dell’amministrazione pubblica.