“Ho tolto il crocifisso dal muro dell’aula perché credo in una scuola laica e in uno stato laico. Credo nella difesa di tutti e di tutte. Dopo l’ennesima dichiarazione omofoba del cardinal Camillo Ruini, continuare a fare lezione sotto la croce ledeva la mia dignità di omosessuale”. Il professor Davide Zotti, insegnante al liceo “Carducci” di Trieste ora rischia un provvedimento disciplinare: il primo dicembre dovrà presentarsi all’ufficio scolastico regionale (Usr) del Friuli Venezia Giulia per essere ascoltato dai funzionari del ministero. Quel gesto potrebbe costare caro al docente di filosofia che è anche responsabile nazionale scuola dell’Arcigay. “È arrivata una lettera firmata da Pietro Biasiol, vicario dell’Usr con le contestazioni di addebito. Nella missiva – spiega Zotti – mi informano che è stato avviato un procedimento a mio carico. Le accuse riguardano il fatto di aver rilasciato dichiarazioni ai mezzi di stampa senza autorizzazione; di aver pregiudicato l’immagine dell’amministrazione e della scuola. Non solo. Mi accusano di aver rimosso un arredo scolastico ma non usano mai la parola crocefisso e fanno riferimento ai Regi Decreti del 1924 e del 1928”.
È una vicenda faticosa. Non mi sarei mai aspettato di sentirmi dire che pregiudico l’immagine dell’amministrazione
Il professor Zotti sospira, è rattristito, senza parole: “È una vicenda faticosa. Non mi sarei mai aspettato di sentirmi dire che pregiudico l’immagine dell’amministrazione. Lavoro da molti anni nella scuola, sono un insegnante di ruolo e ho sempre fatto il mio lavoro seriamente. Pensavo che la libertà d’espressione fosse garantita a tutti in Italia. Non sono un dipendente dell’esercito”. Lunedì prossimo si dovrà difendere dalle accuse mosse ma potrebbe essere sospeso per oltre undici giorni. Intanto dall’Ufficio scolastico regionale il dirigente vicario, interpellato prima telefonicamente e poi attraverso la posta elettronica fa sapere che “l’ufficio sta affrontando i molteplici aspetti connessi alla vicenda di cui si è reso protagonista pubblico il professore. Per comprensibili ragioni di riservatezza e di massima garanzia da assicurare ai soggetti coinvolti, non ci è possibile rilasciare valutazioni in merito alla questione”.
A espremere solidarietà al professor Zotti gli studenti e molti docenti che hanno raccolto una trentina di firme
Nessun commento anche dalla dirigente del liceo “Carducci” che saputo che dall’altra parte del telefono c’era un giornalista ha riagganciato: “Mi scusi sono in riunione. Credevo fosse il padre di un alunno…”. Chi invece ha espresso solidarietà al professor Zotti nei giorni scorsi sono gli studenti e molti docenti che hanno raccolto una trentina di firme a sostegno del collega. “Dall’altro canto quella mattina in classe terza – racconta Zotti – ho spiegato ai ragazzi ciò che stavo facendo come ho fatto con lei ora. Hanno compreso. Con la dirigente non ho mai parlato: mi è solo stata fatta la diffida di non ripetere il gesto”. Massima solidarietà dal presidente nazionale dell’Arcigay, Flavio Romani: “Quando un credo religioso viene usato come grimaldello per emarginare ed escludere chi non la pensa allo stesso modo, è evidente che i suoi simboli diventano del tutto inconciliabili con un ambiente pubblico, e in particolare con una scuola”.