Posso rivelarvi un segreto? Dopo le elezioni del Presidente della Repubblica, nelle quali il Pd aveva ignorato Rodotà per tradire meglio Prodi, avevo giurato anch’io di non votarlo mai più, il Pd, mai più, neppure morto. Infatti, alle europee ho fatto campagna per Tsipras, e naturalmente avrei votato così, se solo Grillo non avesse avuto la bella pensata di annunciare il sorpasso del M5S sul Pd. Ecco, di fronte alla possibilità che vincesse un movimento populista ed euroscettico, che ha passato due anni a discutere di scontrini e poi ha finito per allearsi con i razzisti di Farage, nel segreto dell’urna ho votato il Pd: contribuendo, con molti altri elettori di sinistra, a quel famoso 40,8 per cento con cui Renzi, da allora, tappa la bocca ai suoi critici.
Ormai l’ho detto: ho votato Pd e me ne vergogno, perché Renzi ha usato il mio voto per giustificare riforme costituzionali, elettorali e del lavoro demenziali, più che di destra.
Oggi, dopo essermi scusato con Tsipras, devo sottoscrivere le parole scandite, stracciando la tessera, da un militante bolognese del Pd: «La capacità di analisi politica del mio ex partito – ha detto Simone Bonetti – non va oltre l’offesa per centinaia di migliaia di voti negati». È così: un leader che nega la sconfitta non va da nessuna parte, e non porta da nessuna parte il paese. L’Istituto Cattaneo ipotizza che Renzi, in cambio del tradimento dell’elettorato del Pd, abbia guadagnato un 10 per cento di voti di centro-destra. Ma il 10 per cento di che?