Ieri sera ho fatto un sogno strano. Avevo appena inaugurato un’emittente televisiva tutta mia, e ne ero molto soddisfatto. Allo stesso tempo però, ero vittima di un orribile senso di colpa, poiché avevo riempito la mia tv di talent show. Fin qui nulla di nuovo, direte voi. Anche nella realtà, infatti, le tv sono stracolme di trasmissioni a basso costo travestite da questo genere di programmi, e nessuno sembra scandalizzarsi più di tanto. Ma il fatto è che nel mio sogno sono andato oltre.
Con la scusa dei talent, mi ero procurato tutte le figure professionali di cui avevo bisogno. L’idea è semplice: in una tv ci vogliono i giornalisti? Ebbene, per il mio canale avevo inventato il talent dei giornalisti. Allo stesso modo disponevo di un talent per gli attori, uno per i bodyguard, un altro per i comici, e uno per le modelle. Il bello è che tutti lavoravano gratis, ed erano persino incentivati a dare il meglio di se stessi per via della gara. Ero sul punto di procurarmi anche un usciere, un addetto alla contabilità e una segretaria personale, tutto grazie ai miei talent show creati ad-hoc. Avevo capito ciò che anche nella realtà è ormai palese, e cioè che basta sostituire al concetto di colloquio di lavoro con quello di casting, e magicamente migliaia di volontari si presentano alle porte delle produzioni televisive.
Il problema è che nel mio sogno mi sono fatto prendere un po’ la mano: ho deciso che mi sarei comprato una squadra di calcio inglese. Ora qualcuno di voi potrà chiedersi cosa c’entri una squadra di calcio con una nuova tv. Bé, innanzitutto il sogno è mio, e se nel mio sogno ho voglia di comprarmi una squadra di calcio inglese avrò le mie buone ragioni. In secondo luogo il Leyton Orient – la squadra che ho sognato di acquisire – non è che sia un granché. Per darvi un’idea di quanto sia storicamente scarsa, vi basti sapere che nel 1994, l’ex presidente – un certo Barry Hearn – l’acquistò per cinque sterline. Inoltre, non è vero che il calcio inglese non c’entra niente con il sogno della mia tv, perché poi sapete cosa mi sono inventato? Molto semplice, un bel talent show per calciatori, di cui i migliori sarebbero finiti – indovinate un po’ – nelle file del Leyton Orient. Così ho fatto doppietta: una trasmissione televisiva e una squadra di calcio. Tutto a costo zero, o quasi. Anzi, per spendere ancora meno, il centro di produzione della mia tv l’ho piazzato in Albania, dove i costi per la realizzazione dei programmi sono molto inferiori a quelli del nostro paese.
Per fortuna, a questo punto mi sono svegliato, rendendomi conto che mi ero addormentato davanti alla televisione. La realtà deve essersi confusa col sogno, perché tutto ciò che pensavo fosse frutto delle mie peggiori fantasie oniriche era proprio lì davanti a me, sul canale 33 del digitale terrestre.
Si chiama Agon Channel, ed è la nuova Tv di Francesco Becchetti, un imprenditore romano con la fissa del riciclo. Grazie all’esperienza maturata con la Becchetti Energy Group – ditta specializzata nella trasformazione dei rifiuti solidi urbani in energia rinnovabile – l’imprenditore capitolino ha applicato alla tv, la sua naturale propensione per il “trash”. Pare che quest’uomo sia in grado di riciclare ogni cosa: rifiuti, squadre di calcio, personaggi televisivi. Nei palinsesti della sua tv, infatti, non ci sarà solo tutto ciò che mi è apparso in sogno – squadra inglese da cinque sterline compresa – ma anche qualche volto noto. Ieri sera, tanto per citarne un paio, c’erano Enzo Ghinazzi – in arte Pupo – al quale è stato affidato il reparto game show, e Simona Ventura, che non potendo resistere al richiamo del “vintage”, si è offerta volontaria per la conduzione della serata inaugurale.
La programmazione ufficiale comincerà lunedì 1 dicembre. Trasmissione di punta: Contratto, un talk show condotto da Sabrina Ferilli, nel quale gli ospiti che interverranno – personaggi del mondo dello spettacolo e politici – dovranno firmare un contratto con i telespettatori, in cui saranno elencate le promesse fatte agli stessi durante la puntata. Vi ricorda qualcosa? A me sì, e cioè che – per evitare sogni inquietanti – prima di addormentarsi bisognerebbe spegnere la tv. In certi casi sarebbe opportuno farlo anche prima.