“Siete stati ‘hackerati’ dall’esercito elettronico siriano“. Gli utenti di diverse testate on-line di tutto il mondo si sono visti spuntare, nelle home page dei giornali, questo avviso che blocca la navigazione sul portale. La firma è del “Syrian Electronic Army“, un gruppo di pirati informatici siriani legati al regime di Bashar Al-Assad. In Italia attaccato anche Repubblica.it: i gestori del sito, dopo diverse segnalazioni degli utenti, hanno spiegato che gli hacker sono penetrati attraverso parti di codice di Gigya, una società israeliana che fornisce le funzioni di commento al portale del quotidiano romano. “Su alcune pagine – si legge – si apre un pop up e poi si viene reindirizzati su un sito esterno, collegato al Siryan Electronic Army”. Molti siti di informazione, tra cui il Daily Telegraph, il Chicago Tribune e il Guardian, hanno segnalato lo stesso problema.

Il gruppo di pirati informatici, attivo da tre anni e mezzo, attacca qualunque sito al mondo riporti notizie ostili al regime siriano. Nel loro mirino i portali di informazione, delle organizzazioni umanitarie, dei gruppi politici vicini all’opposizione ad Assad. Inviando virus e messaggi spam, riescono a rubare informazioni private e dati sensibili degli oggetti delle loro attenzioni. Il gruppo è formato da ragazzi che si definiscono “giovani siriani che non vogliono restare inermi di fronte alla continua distorsione di notizie sul loro paese, che avviene da parte dei media di tutto il mondo”. Gli hacker sarebbero manovrati proprio dal regime siriano.

Dal luglio 2011, hanno già subito attacchi da parte del “Syrian Electronic Army”: BBC News, Al Jazeera, Financial Times, Washington Post, al-Arabia e anche alcune note app come Viber e Tango. Il 20 aprile 2013 gli hacker siriani riuscirono ad hackerare il profilo Twitter di Associated Press, scrivendo che la Casa Bianca era stata bombardata e il presidente americano Obama era rimasto ferito.

 

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