“Le mie foto sono racconti di un mondo in caduta”, così Sandro Giordano, in arte Remmidemmi, fotografo e attore romano di 41 anni, descrive il suo progetto fotografico “In extremis”. Una collezione di decine di scatti pop molto particolari con cui Giordano sta letteralmente sbaragliando nei mercati dell’arte in Italia, ma soprattutto in centro Europa, Francia, Spagna, Germania e Sudamerica e che fino al 7 dicembre è in mostra a Roma alla BGallery. “Personaggi stremati che si lasciano schiantare senza alcun tentativo di salvarsi, impossibilitati dalla stanchezza della rappresentazione quotidiana del vivere”, ha spiegato l’autore. I protagonisti, infatti, sono persone della strada, gente comune nell’esercizio del proprio mestiere o di mansioni domestiche, nei luoghi della socialità come nelle aree condominiali resi irriconoscibili da una “caduta” appena avvenuta che li fa schiantare a pancia sotto e rigorosamente in pose scomposte e con la faccia a terra. “Nascondo il volto dei miei personaggi perché è il corpo che parla di loro – ha continuato Giordano – e le cadute sono il punto di non ritorno. C’è un detto che dice che bisogna toccare il fondo per ricrearsi, ebbene la caduta dei miei personaggi è il loro toccare il fondo, il limite oltre il quale non si può più spingere il falso sé”.
“Nascondo il volto dei miei personaggi perché è il corpo che parla di loro – ha continuato Giordano – e le cadute sono il punto di non ritorno.
Ognuno di loro, però, salva almeno un oggetto che tiene stretto nella mano e che, secondo il fotografo, “simbolizza proprio la falsificazione”: una bottiglia di Jack Daniel’s, un innaffiatoio, un aspirapolvere, un mazzo di fiori, una palla da tennis, oggetti fino a pochi secondi prima efficientissimi, che diventano muti testimoni del tracollo e che sono scelti dall’autore con una cura quasi maniacale per raccontare nel dettaglio le storie e le identità dei malcapitati. La spettatrice di un film al cinema che finisce sul pavimento avvolta da una montagna di popcorn, la massaia sommersa da bidoni di detersivi, mollette, calzini e che nella caduta lascia intravedere un intimo sexy poco adatto all’occasione, l’ecologista disattenta coperta da sacchetti green per la differenziata, sturalavandini, schegge di vetro e guanti di gomma. Insomma c’è da divertirsi, ma anche da riflettere. Su una rampa, in un prato, in una sala chirurgica o di attesa, fuori da un’automobile, in un palazzo, in un viottolo, qualsiasi sia la collocazione topografica, la caduta è il tema fondamentale, paradigma dell’esistenza nella società contemporanea.
Su una rampa, in un prato, in una sala chirurgica o di attesa, fuori da un’automobile, in un palazzo, in un viottolo, qualsiasi sia la collocazione topografica, la caduta è il tema fondamentale, paradigma dell’esistenza nella società contemporanea.
L’idea è nata l’estate scorsa, quando Sandro Giordano ha avuto un brutto incidente in bicicletta: nella caduta l’istinto di salvare l’oggetto che teneva in mano ha prevalso su quello di parare il colpo con il risultato che si è fatto un gran male. Qualche settimana dopo un suo amico si è rotto una gamba tra gli scogli per evitare che l’iPhone cadesse in acqua: due episodi che gli hanno fatto pensare che qualcosa nella nostra società non stia andando per il verso giusto. Da qui il bisogno di “immortalare” il momento preciso del capitombolo in chiave dichiaratamente ironica per cogliere il lato comico della tragedia che scoppia poi in una risata liberatrice. “Ho sempre amato fin da bambino i film di Charlot e di Stanlio e Ollio perché mi facevano ridere – ha detto ancora Remmidemmi –. Spesso nei loro film si vedono personaggi ai quali capitano le cose più tremende, gli incidenti più gravi, le cadute, appunto. La prima reazione è di stupore e disagio per l’improvvisa disgrazia capitata al personaggio di turno, ma dopo qualche istante quello stesso disagio si trasforma in una irresistibile risata liberatrice”. Ed è proprio questo l’effetto che ha voluto creare con le fotografie: raccontare una tragedia ma con dolcezza, ironia, partecipazione ed empatia e, soprattutto, senza mai giudicare perché “io per primo non mi sento escluso”, ha affermato Sandro Giordano.