Dopo le critiche per la gestione del Movimento e per i risultati alle elezioni Regionali, il leader risponde chiedendo la cacciata dei due eletti. L'accusa riguarda la mancata restituzione di quote dello stipendio. Ma la replica: "E' tutto rendicontato. Espulsione chiesta da Grillo e Casaleggio, ma lo statuto prevede che decida l'assemblea dei parlamentari"
Prima le dichiarazioni critiche sulla gestione del Movimento 5 stelle e sui risultati alle elezioni Regionali, poi la procedura di espulsione dal gruppo e il voto sul blog. Beppe Grillo lancia il sondaggio tra gli iscritti: “Sei d’accordo che i deputati Massimo Artini e Paola Pinna non possano rimanere nel Movimento?”. Il voto è aperto fino alle 19 di stasera, e per la prima volta, al contrario di quanto previsto dal codice di comportamento, la decisione non è passata dalla sfiducia dei Meetup o dal voto dell’assemblea congiunta dei parlamentari. Le due posizioni inoltre saranno giudicate insieme, già come è stato il caso per i senatori Orellana, Campanella e Bocchino senza dare la possibilità di valutare i singoli casi. L’annuncio è arrivato direttamente da Grillo e Casaleggio con un post pubblicato intorno alle 11.30 e che ha preso di sorpresa la maggior parte dei parlamentari (annullata all’ultimo minuto la conferenza stampa sul reddito di cittadinanza). L’accusa ufficiale è il fatto che i deputati non restituiscano parte del proprio stipendio. Ma i due ribattono: “E’ tutto rendicontato sui nostri siti e pagine personali”, commenta Artini. “Chi dovrebbe assumere, esclusivamente, il ruolo di ‘fornitore di servizi informatici’, oggi si diletta a pronunciare editti privi di ogni fondamento e irrispettosi della dignità di ogni singola persona”. Attacca anche Paola Pinna: “Io le regole le ho sempre rispettate, i soldi li ho restituiti come previsto. Sono loro che le stanno violando visto che, non stanno passando per l’assemblea come previsto dallo statuto. Non è vero che mi son tenuta i soldi ma ho versato la parte prevista dal codice di comportamento al Fondo di garanzia per le PMI e i risparmi sui rimborsi forfetari di soggiorno a Roma alla Caritas. Perché c’è chi sta molto peggio di chi ancora può chiedere un prestito seppur assistito da garanzia dello Stato”.
Questa volta la procedura di espulsione potrebbe però causare un vero terremoto dentro il gruppo. Artini è diventato un punto di riferimento per un gruppo a Montecitorio alternativo ai fedelissimi e in tanti potrebbero seguirlo se fosse veramente cacciato. Almeno cinque deputati sarebbero pronti ad uscire in caso di espulsione e. Il clima in casa 5 stelle è di grande amarezza. Interviene anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti: “Spero che qualcuno riprenda lucidità”, scrive su Twitter, “e si fermi in tempo. Non ho sacrificato parte della mia vita per vedere accadere tutto questo”. E poi su Facebook aggiunge: “Grillo avrebbe dovuto dare uguale spazio a Pinna e Artini per esporre la propria versione dei fatti”. Nella mischia interviene anche l’ex responsabile comunicazione in Senato e a Bruxelles da poco licenziato: “Regole violate, così si nuoce al Movimento”. Poi per tutto il giorno è scontro tra la varie fazioni dentro il Movimento. Da una parte i deputati Segoni, Rostellato, Rizzetto, Mucci e Baldassarre, dall’altra i “talebani” Castelli, Carinelli e Petrocelli.
Il problema dei rendiconti è noto alla Casaleggio associati da alcune settimane. La rendicontazione è stata spostata sul sito “tirendiconto.it” che fa capo ai due fondatori M5s. Pinna e Artini hanno detto di aver chiesto chiarimenti sulla gestione e per il momento pubblicano i bonifici sui siti massimoartini.it e paolapinna.it. “Abbiamo chiamato Grillo”, ha detto Pinna, “per spiegargli la situazione e abbiamo chiesto più volte una assemblea per risolvere all’interno il problema. Non abbiamo avuto risposte”. Con loro altri 16 portavoce che hanno deciso di non pubblicare i rendiconti sul nuovo sito, ma di renderli noti sulle proprie pagine: tra questi Marco Baldassare, Sebastiano Barbanti, Eleonora Bechis, Silvia Benedetti, Paolo Bernini, Federica Daga, Marta Grande, Mara Mucci, Girolamo Pisano, Aris Prodani, Walter Rizzetto, Gessica Rostellato, Samuele Segoni, Patrizia Terzoni, Tancredi Turco. Ma non è finita: sullo stesso sito ufficiale, mancano ancora i dettagli delle spese degli ultimi mesi (da maggio 2014) per la maggior parte dei portavoce. Sono giorni che tra i parlamentari si litiga sulla faccenda, ma il voto per l’espulsione è arrivato solo dopo le polemiche interne sul risultato alle elezioni Regionali. Lunedì 24 novembre, il deputato Artini in un’intervista a ilfattoquotidiano.it ha chiesto un confronto con il leader: “Non si può continuare a dire che va tutto bene”, aveva detto, “serve un po’ di autocritica”. Il parlamentare solo un mese fa nel voto per la scelta del capogruppo a Montecitorio aveva ottenuto il sostegno di 32 colleghi (contro i 44 di Fabiana Dadone) segnando una spaccatura netta all’interno.
“Chi non restituisce parte del proprio stipendio come tutti gli altri”, scrive Grillo sul blog, “non solo viola il codice di comportamento dei cittadini parlamentari M5S, ma impedisce a giovani disoccupati di avere ulteriori opportunità di lavoro oltre a tradire un patto con gli elettori. Nel Movimento 5 Stelle le regole vengono prima di ogni cosa”. Il leader dice che Pinna non avrebbe fatto i bonifici e che ai rendiconti di Artini mancherebbero 7mila euro: “E’ inaccettabile che la cittadina deputata Pinna non faccia bonifici sul fondo per il microcredito da quasi un anno al contrario di tutti gli altri parlamentari che hanno restituito una media di 50.000 euro a testa. Artini invece da gennaio ha applicato un sistema di rendicontazione personale dove, mancano all’appello 7.000 euro. Nonostante i solleciti del capogruppo e dello staff ad attenersi alle regole, come potete verificare , il cittadino deputato Artini continua a non utilizzare il portale online per le rendicontazioni e quindi a non restituire i rimborsi spese”. Paola Pinna ha pubblicato sulla pagina Facebook i rendiconti che dimostrano le sue restituzioni. Artini invece, in merito ai 7mila euro ha ribattuto: “Ho chiesto chiarimenti sul sistema di calcolo di quei rimborsi ‘per accantonamento’ e a giugno ne ho già restituiti 2mila. Ho chiesto di affrontare la questione in assemblea. Ma nessuno ha risposto”.
Dentro il gruppo in Parlamento è scontro aperto tra i portavoce: “Questa è chiaramente una dichiarazione di guerra”, commenta su Facebook il deputato Marco Baldassarre, “Avete deciso di distruggere il M5S? Lo state decidendo voi”. Interviene anche Patrizia Terzoni “Beppe questa volta non ci sto. Hanno restituito, lo sapete. Diffondete la verità. Lo staff, i capigruppo e tutti noi deputati lo sappiamo! Sono mesi che chiediamo una congiunta sui problemi connessi al ‘tirendicontò e non ci è stata mai e dico mai concessa. Ora questo. Basta”. Ancora poche le reazioni dei fedelissimi. “Ci sono”, scrive su Twitter l’ex capogruppo Vito Petrocelli, “ancora molti ‘turisti per caso’, tra gli eletti e tra i cosiddetti attivisti del M5S. La porta è lì, pronta”.
Interviene nella discussione anche l’ex capogruppo a Montecitorio Paola Carinelli: “Per me da tempo queste due persone non sono più del Movimento 5 stelle. Altrove sarebbero state sbattute fuori con una firma, da noi decidono gli iscritti”. La parlamentare lombarda accusa la Pinna di avere un “collaboratore vicino al Pd” e si sfoga contro Artini: “Ha avuto accesso al server del gruppo e con la sua azione ha esposto tutto il gruppo parlamentare a rischi penali (oltre ad aver accesso alle nostre corrispondenze personali). Non pago, ha clonato il portale a fini presumibili di phishing (che è reato)”. La portavoce si riferisce al caso di luglio scorso quando Artini organizzò una votazione online senza avere il via libera della Casaleggio associati. Altro problema è stato quando Casaleggio ha deciso di abbandonare il server gestito dallo stesso deputato: nel passaggio sono scomparse le email dei parlamentari e il blog ha pubblicato il report di un tecnico che suggeriva di non usare più quel sistema.